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L’importanza di chiamarsi Roberto Saviano

Quando un personaggio famoso alza i toni di una discussione, sono ormai in pochi a domandarsene i motivi. La risposta, di solito, è sempre e solo una: la necessità di apparire e di ottenere, di conseguenza, un po’ di pubblicità che permetta una maggiore vendita dei propri prodotti o, tutt’al più, della propria personalità in modo tale che non manchino inviti o interviste varie. Quando però detti personaggi rispondono al nome di Roberto Saviano, è allora che iniziano a sorgere i primi dubbi.

Nella infinita discussione intessuta con il Luigi De Magistris, il famoso scrittore non ha risparmiato fendenti ed affondi. Il contendere era come al solito il capoluogo campano, nota dolente, a quanto pare, non solo dell’Italia intera ma anche di Roberto Saviano che proprio non è riuscito a digerire alcune affermazioni e, peggio ancora, la gestione della città da parte primo cittadino che si sarebbe macchiato, a detta dello scrittore, di una grave colpa: un incauto ottimismo.

Eppure qualcosa che non torna esiste e non si tratta semplicemente di populismo. Mentre Napoli si godeva il boom di turisti, l’autore di Gomorra puntava il dito contro il rinascimento napoletano orchestrato, a suo dire, a suon di illusioni dal sindaco del capoluogo campano. A nulla sono valse le parole di elogio da parte di Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, che ha incoronato “Napoli capitale del turismo nonostante le innumerevoli carenze. Era importante, ancora una volta, togliere la speranza, annientare, non illudere i cittadini.

Certo perchè, a detta di Saviano, i napoletani non riescono proprio ad avvedersi delle difficoltà che incontrano ogni giorno lasciandosi irretire, per così dire, da Luigi de Magistris e dal suo fantomatico boom di turisti. Credibile, vero? Mentre nel capoluogo campano si continua a sparare, i cittadini si renderebbero conto solo della favola architettata ad arte dal primo cittadino: “i problemi strutturali della metropoli restano“. Nessuno lo ha mai negato. Eppure da qualche parte bisogna pur cominciare.

A mettere a tacere la discussione ci ha pensato poi lo stesso Sindaco di Napoli, semplicemente non rispondendo più alle provocazioni di Roberto che non è assolutamente nuovo a questo tipo di atteggiamenti: pontificare! Era, infatti, la fine di maggio quando, come un fulmine a ciel sereno, arrivò il giudizio di Saviano sulla Gran Bretagna: “E’ il Paese più corrotto del mondo“. Lo scrittore parlò all’Hay Festival senza farsi alcun tipo di problema. E’ davvero così importante mettersi su un piedistallo e sparare sentenze?

Sembrerebbe proprio di sì! La necessità di ergersi a portatore sano di verità non accettando il contraddittorio non farebbe altro che allontanare lo scrittore dalla realtà, non da quella raccontata dai mass media ma da quella percepita dai cittadini che, poi, in fondo, è proprio quella che conta. Roberto Saviano pontifica, discute, “romanza” di situazioni, ambienti, episodi che non vive più in prima persona ma su cui, quasi sicuramente, si è informato, però non è assolutamente la stessa identica cosa. Tutt’altro.

Le gaffe, infatti, così facendo, sarebbero sempre dietro l’angolo. Non dovrebbero sorprendere, dunque, le polemiche e le proteste insorte nelle ultime ore a causa di una circolare emanata nel liceo classico Morgagni. Roberto Saviano era, infatti, atteso per un incontro nella scuola di Forlì, a Marzo, quando ieri una frase della circolare firmata dal dirigente scolastico ha scatenato prima polemiche tra studenti e insegnanti finendo poi col diventare un vero e proprio caso nazionale.

L’autore di Gomorra e di molti altri libri di letteratura di successo si sarebbe ovviamente difeso dalle accuse bollando l’intera faccenda come una bufala. Fin qui niente di strano. Se dovessimo però dar credito alle sole informazioni circolate sui mass media le verità sarebbero sostanzialmente due: l’incontro nella scuola e la circolare! Ecco la differenza tra vivere sulla propria pelle l’argomento su cui si decide di pontificare e sproloquiare per sentito dire nonostante le approfondite ricerche.

Ed è proprio su questo che Roberto Saviano dovrebbe, molto probabilmente, riflettere. Esprimere il proprio giudizio non è un comportamento oggettivamente sbagliato. E’ importante però, prima di pontificare, ricordarsi che la realtà è composta da una miriade di sfumature e non sempre quella che pensiamo essere vera è l’unica universalmente accettabile. Un po’ di umiltà in più e un po’ di vittimismo in meno sarebbero da augurarsi a tutti quegli intellettuali che, improvvisamente, si sono ritrovati al centro dell’interesse mediatico mondiale. Roberto Saviano compreso.

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