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I segreti dei film cult di Totò: tutto quello che nessuno ha mai raccontato

Tutti lo conoscono come Peppiniello, il ragazzino del film “Miseria e Nobiltà” che ripeteva “Vincenzo m’è pate a me!”, un tormentone rimasto indelebile nella memoria collettiva. Parliamo di Franco Melidoni protagonista di uno dei capolavori del Genio della risata, intramontabile.

Totò

Melidoni oggi ha settanta anni, vive al Vomero e nella vita ha fatto l’ingegnere accantonando la sua passione per il cinema. In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno ricorda i momenti indimenticabili durante le riprese, gli attimi sconosciuti al pubblico: “Mio nonno Alfredo Melidoni era amico di Scarpetta e da lui fu autorizzato a mettere in scena tutte le sue commedie. Un giorno arrivò l’aiuto regista di Mario Mattoli e disse a mia madre che a Roma in gennaio ci sarebbero stati dei provini per bambini. Avevo sette anni e mezzo. Decidemmo di provare”. Poi continua “Venne invece un signore della produzione e ci disse che ero stato scelto. Credo che piacque il mio aspetto emaciato, visto che venivo da un viaggio in treno così stancante e morivo di sonno”. Sul grande attore:“Totò era come un nonno. Anche se aveva 56 anni, ne dimostrava qualcuno in più, aveva già problemi agli occhi. I ciak per le luci li faceva sempre una controfigura. Sul set arrivava quasi in punta di piedi, già truccato e preparato da casa. E poi diventava un fuoco di artificio, quello che si dice sulla sua capacità di improvvisazione è assolutamente vero. L’abilità della spalla doveva essere quella di seguirlo nei suoi voli funambolici. Ed era sempre buona la prima, poi si girava una seconda scena per sicurezza ma non serviva quasi mai. Mi ricordo tutto come se fosse ieri”.

Sulla celebre scena in cui afferrano gli spaghetti: “Fu bellissima, coinvolgente. Ma andava per le lunghe e la pasta si fece fredda e scotta. Allora Totò cosa si inventò? Mise sotto la pasta sigarette che producevano il fumo. Poi salì sul tavolo e si sporcò tutto il vestito, facendo infuriare la costumista. E consegnando una scheggia di capolavoro alla storia del cinema”.