Voce di Napoli | Navigazione

Intervista esclusiva a Maurizio De Giovanni: “Napoli è la mia città, non potrei vivere altrove”

L’amore per la città traspira da ogni pagina dei suoi romanzi. Maurizio De Giovanni è diventato un fenomeno letterario. Scrittore quasi per caso (come lui stesso ha più volte affermato), l’autore napoletano ha creato due mondi vissuti da protagonisti unici, entrati subito nel cuore dei lettori di tutta Italia.

Il Commissario Ricciardi vaga per le vie di una Napoli degli anni ’30. È l’epoca fascista e delle morti per fame. Una città in cui il nostro commissario parla con i vivi ma soprattutto con i morti.

L’Ispettore Lojacono, insieme ai Bastardi di Pizzofalcone, rappresentano invece la Napoli moderna, una metropoli vittima e carnefice allo stesso tempo delle sue contraddizioni. Ma in entrambi i casi restano intatti l’amore per Napoli, per le emozioni e le passioni che la città esprime in ogni suo vicolo.

De Giovanni si racconta in esclusiva a Voce di Napoli, parla di Napoli partendo dai suoi romanzi, passando per ciò che sta accadendo oggi in città, fino ad una delle sue più grandi passioni: la maglia azzurra.

Lo scrittore ha venduto i suoi libri in tutto il mondo e adesso, oltre a diversi progetti letterari, è pronta ad andare in onda una serie tv sui Bastardi di Pizzofalcone, con protagonista Alessandro Gasmann.

Intervista allo scrittore Maurizio De Giovanni: "Napoli è la mia città. Non potrei vivere altrove"

L’intervista a Maurizio De Giovanni

Dott. De Giovanni, nei suoi libri traspare una Napoli molto vera, spesso cruda ma sempre passionale e sentimentale. Ci sono però delle differenze tra ciò che narra con le avventure del Commissario Ricciardi a quelle dei Bastardi di Pizzofalcone. Qual è l’immagine che lei ha della città e che idea ha di Napoli, delle sue contraddizioni e dei suoi problemi?

Nelle mie due serie di libri si incontrano due città profondamente diverse. Ricciardi si muove nella Napoli degli Anni Trenta, dove erano endemiche malattie gravissime (un bambino su cinque non arrivava a compiere dieci anni), l’economia era scarsa e sommersa, perfino più di ora, e incombeva (in maniera non particolarmente pesante, a dire il vero, rispetto al resto d’Italia) l’ala nera del Fascismo. Eppure, come correttamente rilevi tu, c’era passione e sentimento. L’individuo era secondario rispetto alla collettività. L’indagine di Ricciardi, evidentemente non supportata dalla polizia scientifica, era un’indagine sulle passioni. La fame e l’amore erano i motori di ogni azione e il crimine non ne era che una suppurazione.

I Bastardi di Pizzofalcone si muovono invece in una metropoli occidentale moderna, uguale a tutte le altre, dove l’individuo prevale sempre sulla collettività. Una realtà probabilmente migliore rispetto al mondo di Ricciardi (non mi risulta che nessuno muoia più di fame, nonostante l’esiguità del reddito pro capite dei napoletani), ma senz’altro peggiore sotto il profilo della compassione intesa etimologicamente come partecipazione all’altrui disagio.

In ogni caso, consapevole delle differenze, io sono sicuramente innamorato della mia città. E lo sarei probabilmente stato anche se fossi nato a inizio secolo scorso. Sono consapevole delle sue contraddizioni e degli infiniti problemi che mi fanno sacramentare ogni volta che trovo una fila, una voragine, un ingorgo o un disservizio. Ma è la mia città e non potrei vivere altrove. Né sarei in grado di scrivere una sola parola se me ne allontanassi.

Ho avuto numerose sollecitazioni in tal senso ma non ho mai pensato di andarmene, anche se so che la mia attività sarebbe probabilmente facilitata dal vivere a Roma o a Milano.
La domanda più strana che ho ricevuto sinora, a tal proposito, è stata quella a indagare i motivi del mio voler rimanere a tutti i costi. La cosa mi ha stupito: va indagato il motivo di un eventuale cambiamento, non già di un non cambiamento.

Ritiene che l’amministrazione De Magistris sia sulla strada giusta e secondo lei qual è la cosa migliore che ha fatto il Sindaco e la cosa che gli rimprovera?

Ho sostenuto con convinzione e impegno Luigi De Magistris nella sua campagna per la rielezione a Sindaco. Dopo un primo biennio in cui aveva ritenuto di dover prendere le distanze in maniera secondo me apodittica dalla precedente amministrazione, ha concluso il suo primo mandato in maniera secondo me apprezzabile, finalmente attento alle infinite potenzialità culturali della città e alle politiche giovanili. Né ritenevo possibili le alternative poposte. Il secondo mandato è appena cominciato: spero avvii al più presto un dialogo con il Governo che ritengo non più differibile.

Lei è un gran tifoso del Napoli. Che ne pensa della questione stadio? Di chi sono le responsabilità se il San Paolo si trova in queste condizioni? Costruirebbe un nuovo impianto lontano da Fuorigrotta?

Io sono prima di ogni cosa un tifoso del Napoli. Penso che la questione stadio non è colpa di nessuno. O meglio, deriva dalla mancanza di accordo tra Comune e Società Calcio Napoli, entrambi alla ricerca di reciproca convenienza alle spalle dei tifosi che meriterebbero ben altro impianto. Sposterei senz’altro lo stadio da Fuorigrotta, ma francamente non mi pare cosa fattibile. Almeno a breve.

Cosa pensa della campagna acquisti del Napoli? Dove può arrivare questa rosa?

La cessione dell’attuale centravanti bianconero mi ha amareggiato non poco, ma il riutilizzo dell’incasso si è rivelato azzeccato. Il Napoli è la squadra con il gioco migliore del nostro campionato e non solo del nostro, visti i risultati in Champions. L’ultima partita contro il Benfica è stata un capolavoro.

Nella diatriba tra il presidente e i tifosi, lei con chi si schiera?

Io ripeto sono un tifoso e in quanto tifoso mi schiero evidentemente con i tifosi, con le dovute eccezioni.

Infine, un pensiero su Core ‘nGrato Gonzalo Higuain?

Non so chi sia. Mi spiace. Il nome mi ricorda quello di un attaccante che una vita fa ha segnato un certo numero di reti nel campionato di serie A. Ma probabilmente mi sbaglio…