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Io speriamo che me la cavo: il tema sul “piecoro” di Pasqua

Oggi vogliamo parlare della Napoli creativa. Abbandonare tutti gli avvenimenti di cronaca nera, di malavita e negatività e dedicarci ad uno dei libri che con la sua grande ironia ridà dignità a tutta Partenope: stiamo parlando di “io speriamo che me la cavoL’opera di Marcello D’Orta raccoglie i temi dei bambini napoletani della scuole dove lo scrittore insegnava. Temi riguardanti i più svariati argomenti (dalla casa, ai mestieri dei genitori, dalle parabole della bibbia, ai popoli più amati), che hanno accompagnato generazioni di ragazzi e di adulti. La regista Lina Wertmuller ne girò anche un film di successo che rese io speriamo che me la cavo celebre anche al di fuori di Napoli.

Dato l’imminente periodo di Pasqua, il tema che abbiamo scelto è quello del piecoro. L’alunno dopo una una breve descrizione del lavoro di suo padre (che fa ‘o cartunar’), ci racconta un divertentissimo aneddoto proprio sull’agnello pasquale che mai manca nei menù che i napoletani portano a tavola la Domenica della Resurrezione. Ecco il divertentissimo estratto dal libro: “[…] a Pasqua lui [il padre ndr] porta a casa il piecoro per scannarlo, ma esso ci fa sempre pena, e alla fine lo regaliamo sempre. E così lui si appiccica un’altra volta con mia madre che gli dice: “Ma che cazzo o puort a fa ogn’anno stu piecoro comm a te, si pò nun tien mai o curaggio do scanna?! Io t’scannass’io ate“. Nel film, uscito nel 1992 e interpretato da Paolo Villaggio, la parte del piecoro è inserita all’interno del tema sulla famosissima casa sgarrupata (in basso vi proponiamo un divertentissimo spezzone).

Io speriamo che me la cavo: il divertentissimo tema di Pasqua di Gennarino

L’operazione che Marcello D’Orta ha fatto col libro io speriamo che me la cavo è del tutto eccezionale nel panorama letterario italiano. I sessanta temi svolti dai ragazzi delle scuole, in cui lo scrittore ha lavorato, sono uno spaccato della vita partenopea della fine degli anni ’80. Certo una vita di degrado, ma che mostra anche l’ironia e la creatività dei bambini che mai si danno per vinti e affrontano le difficoltà col sorriso. Non sappiamo dove sono ora quei ragazzini, ma siamo sicuri che si sono fatti grandi uomini.