Sono giorni bui per l’Italia, la maggior parte delle persone è indignata per quello che sta accadendo: il prossimo 7 luglio i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Bologna dovranno decidere sulla scarcerazione di Totò Riina, il capo di Cosa Nostra, per dare al boss una “morte dignitosa”.

In molti, tra cui giornalisti e politici, hanno fatto sentire la propria voce di opposizione contro anche la sola possibilità che ciò possa avvenire. Lo scrittore napoletano, Sandro Ruotolo, ha scritto diversi post polemici contro questa situazione, in sintesi “Salvatore Riina deve rimanere in carcere, dove sapranno curarlo al meglio. Bernardo Provenzano è morto in carcere, in carcere sono morti tutti i boss mafiosi“. Anche il web si è indignato per come il colpevole di innumerevoli omicidi possa ricevere la possibilità di una morte dignitosa. In molti si chiedono se hanno avuto una morte dignitosa tutte le vittime di Cosa Nostra.
Tra le atrocità commesse dal sanguinario boss mafioso gli utenti ricordano l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, collaboratore di giustizia ed ex mafioso fondamentale per avere informazioni sulla strage di Capaci. Il bambino fu rapito proprio per non far parlare il padre e questo caso ebbe all’epoca un forte risalto mediatico perché il cadavere della vittima fu disciolto in una vasca di acido nitrico. Il rapimento avvenne il 23 novembre 1993, quando Giuseppe aveva 13 anni, in un maneggio di Altofonte. I rapitori, travestiti da poliziotti della Dia, fecero credere al piccolo di poter rivedere il padre che era sotto protezione lontano dalla Sicilia, ma lo consegnarono ai carcerieri.
Di Matteo continuò la sua collaborazione, nel frattempo Vincenzo Chiodo, Enzo Salvatore Brusca e Giuseppe Monticciolo eseguirono il delitto che in seguito fu punito con la condanna all’ergastolo per circa 100 mafiosi. Lo stesso Vincenzo Chiodo, pentitosi poi a sua volta, raccontò il delitto che avvenne quando Giuseppe aveva 15 anni e quindi 2 anni dopo il suo rapimento: “Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho butttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto'”.
E poi il racconto di come eliminarono il cadavere del bambino: “o ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra.
(…)
Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire”.
