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Processo strage delle Fontanelle, le urla dal balcone di una signora: “Tiene la pistola”

Una strage di camorra che ha dato il là a una scia di sangue interrotta solo grazie all’intervento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Il processo sulla strage delle Fontanelle al Rione Sanità dove il 22 aprile del 2016 furono uccisi il boss Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna, e ferite altre tre persone, entra nel vivo e si arricchisce di nuovi, inquietanti, particolari.

Imputati affiliati al clan Esposito-Genidoni-Spina: il reggente Antonio Genidoni, che avrebbe ordinato il raid, Emanuele Esposito (esecutore materiale), la mamma di Genidoni, Addolorata Spina, la moglie Vincenza Esposito e Alessandro Dainello (il ragazzo alla guida dello scooter).

Nel processo svoltosi ieri, sono state raccolte e pubblicate da “IL ROMA” nell’edizione quotidiana odierna, le deposizioni di alcune persone che hanno assistito all’agguato avvenuto nel circolo Maria Santissima dell’Arco di via Fontanelle.

“Quella sera – spiega il titolare del circolo – ho visto uno scooter arrivare ad altra velocità. In sella c’erano due persone. La prima guidava, il passeggero era invece già in piedi. Mi sono subito reso conto che impugnava una pistola. A quel punto, resomi conto di quanto stava per accadere, ho pensato soltanto a come mettermi in salvo. Mi sono rifugiato nella macelleria di fianco al circolo e non ho visto null’altro”.

I testi (oltre al proprietario del circolo, è stato ascoltato anche il cugino) hanno confermato la presenza dei bambini quando i killer sono entrati in azione e sottolineato le urla di una donna affacciata al balcone. “Tiene la pistola” avrebbe urlato la donna ai presenti in strada, in riferimento ai killer, vestiti di nero e coperti da casco integrale, in arrivo a bordo dello scooter.