E’ giallo sulle ultime ore di vita di Diego Armando Maradona. Gli infermieri che si sono occupati del Pibe de Oro hanno rilasciato dichiarazioni contrastanti al quotidiano argentino Clarin. Confuse le ore tra martedì e mercoledì, quando poi il campione è spirato. Mentre l’autopsia effettuata sul corpo dell’ex Napoli parla di morte causata da insufficienza cardiaca acuta in un paziente con cardiomiopatia dilatativa.
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I dubbi riguardano gli orari. Un infermiere ha dichiaro di aver lasciato il turno alle 6.30 del mattino e di aver verificato che Diego era vivo. Una seconda infermiera, quella del turno successivo, ha invece raccontato di “averlo sentito muoversi all’interno della stanza alle 7:30”, ma di non essersi fermata per controllare. Continua spiegando quindi che “l’hanno obbligata” a scrivere nel rapporto di aver controllato Diego, ma di non averlo poi mai fatto.
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I dubbi riguardano più che altro l’intervento al cervello dell’ex campione dell’Argentina, operato lo scorso 4 novembre per la rimozione di un edema subdurale e dimesso dalla Clinica Olivos otto giorni dopo. Alfredo Cahe, storico medico di Maradona per 33 anni ha infatti dichiarato a Telefe: “Mi è sembrato sbagliato. Doveva restare in una struttura diversa, non è stato curato come si doveva Con lui in casa doveva esserci un medico, per le condizioni in cui si trovava. E poi il controllo cardiovascolare non è stato fatto in maniera completa – ha evidenziato – Non so quanto tempo abbia impiegato il medico ad arrivare con il defibrillatore: Diego non avrebbe dovuto trovarsi in quel posto, questo è ciò che penso”.

