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Poliziotto napoletano ucciso, il dolore di papà Pasquale: “Il telefono non squillerà più, lo butto”

Era orgoglioso di suo figlio, di quella divisa che indossava e che lui aveva onorato negli oltre 30 anni di carriera. Continua a non darsi pace Pasquale Rotta, genitore di Pierluigi, l’agente di Pozzuoli ucciso a 34 anni venerdì 4 ottobre in Questura a Trieste insieme al collega Matteo Demenego, 31enne di Velletri, da un domenicano di 29 anni portato poco prima negli uffici di polizia perché sospettato di una rapina.

Un articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno racconta il weekend di dolore vissuto dalla famiglia del giovane poliziotto. “Sentite? Continua a squillare, squillare. Ma io che me ne faccio di questo cellulare adesso? Era solo Pierluigi che mi chiamava, a lui mandavo le foto e i video della nostra città, del mare. Ora lo butto”.

Parole interrotte dalla lacrime quelle di Pasquale Rotta. Il suo cellulare lo utilizzava principalmente per sentire il figlio, distante centinaia di chilometri ma sempre presente nel suo quotidiano con telefonate e messaggi. Pierluigi quotidianamente si preoccupava del suo stato di salute. Pasquale sta poco bene e fino al gennaio scorso aveva avuto il figlio aggregato temporaneamente al commissariato di Pozzuoli proprio per poter seguire da vicino il genitore.

Sabato scorso, il giorno dopo la strage in Questura, Pasquale è stato prima accompagnato da un’auto della polizia a Roma, insieme alla moglie e alla figlia, poi in aereo ha raggiunto Trieste per vedere da vicino il figlio, ucciso con due proiettili, uno alla spalla, l’altro all’addome, da Alejandro Stephan Maran, che poco prima era riuscito a sfilargli la pistola mentre Pierluigi lo accompagnava in bagno.

Dopo la pensione Pasquale – così come racconta Fabio Postiglione sul Corriere del Mezzogiorno – si è trasferito da Pozzuoli a Lago Patria per coltivare una sua grande passione: la pesca. All’inizio della sua carriera il papà di Pierluigi era stato caposcorta di politici e magistrati, da Antonio Gava della Democrazia Cristiana al il suo braccio destro Vincenzo Scotti, oltre al pubblico ministero della Dda Luigi Gay.

Era fiero della carriera che aveva intrapreso il figlio che probabilmente nei prossimi mesi avrebbe chiesto nuovamente il ritorno da Trieste, dove era fidanzato con una collega, a Pozzuoli per stare vicino anche alla mamma, anche lei con problemi di salute.

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