La storia della pizza napoletana, connessa a quella del pizzaiolo napoletano, ci porta spesso a considerare il settore non solo legato al cibo, ma alla cultura e al sociale. Ne è un esempio Vincenzo Iannucci, la cui storia di riscatto sociale gli ha permesso di essere un uomo immagine del prodotto del Molini Pivetti e di emergere man mano dal suo quartiere di origine, il Rione Sanità.
La sua una storia che si connette a quella della pizza che nel 2017 ottiene il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’Unesco. Poco dopo anche ”L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” è stata riconosciuta come parte del patrimonio culturale dell’umanità, trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità . La prossima richiesta?
Vincenzo Iannucci ha una richiesta ben precisa da fare per rendere il mestiere del pizzaiolo riconosciuto davvero in tutto il mondo, al pari delle altre professioni. Un tavolo con le istituzioni, insieme al sindaco di Pompei, per rendere quella del pizzaiolo una categoria, una materia di studio. Che sia riconosciuto all’interno dell’Istituto alberghiero al terzo anno. Quando bisogna scegliere quindi di specializzarsi inserendo oltre sala e cucina come categoria anche quella del pizzaiolo.
Cosa consiglia a chi vuole intraprendere questo lavoro partendo da zero? “Dalle scuole o dalla gavetta. Imparare dalla pizzeria, ma oggi non c’è una predisposizione al lavoro. La pizza è l’unica categoria di lavoro che non soffre di disoccupazione, Mancano pizzaioli in tutto il mondo. Categorizzarlo con un sindacato può rendere questo mestiere più regolare, al pari degli altri lavori e con un’adeguata formazione”.
La pizza napoletana in cosa differisce rispetto alla pizza italiana? “La differenza è la cottura 90 secondi a 400 gradi. La piazza napoletana la puoi mangiare in tutto il mondo. La formazione permette di portare una buona pizza in ogni città, basta solo che ci sia un pizzaiolo napoletano ed è per questo che la scuola e la formazione diventano fondamentali. Quello del pizzaiolo infatti è un lavoro ben pagato se fatto in un certo modo e nel mondo mancano pizzaioli.
La pizza che secondo te, oltre la Margherita, che rappresenta la città di Napoli? Sicuramente la pizza con ananas non è quella napoletana. Ma la vera pizza napoletana è quella fatta con i prodotti del territorio e quindi il pomodoro che viene dal Vesuvio; il fiordilatte che proviene da Agerola e il basilico che caratterizza Napoli. Soffermiamoci sulla nostra cultura”.