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Jago, il Bansky della Sanità, apre il suo museo nella chiesa sconsacrata. In cinquemila sotto la pioggia si mettono in fila… il traffico va in tilt. Neanche per Bono si era vista una fila lunga un paio di kilometri

Di Kamalei von Meister

Amore dell’arte o narcisismo per un selfie con l’artista? La Chiesa, riaperta dopo 40 anni, ospita le originalissime sculture di Jago, tra cui la Pietà una personalissima rielaborazione della statua di Michelangelo. Non una semplice riproposizione del episodio biblico, quanto una rilettura in chiave moderna di un momento di raccoglimento e di dolore, in cui l’umanità si è identificata per secoli. Nel “Figlio Velato”, altra sua installazione, si ispira invece al Cristo Velato di Giuseppe Sammartino e celebra il sacrificio di un uomo che muore per la collettività.

Avevo ammirato Jago quanto nottetempo trasporto’ la “ creatura” , neonato o feto ( la questione è ancora aperta), 2 metri di lunghezza e 700 chili di pesantezza. Scaricato con una gru e lo piazza davanti a Palazzo Reale, sotto le nicchie dei re. I regnanti sono su un piedistallo, il feto, bianco e candido, è steso per terra con una catena che simboleggia il suo cordone ombelicale. Eravamo in tempi di lockdown e Il titolo “Look-down” rimase ambiguo: un invito a “guardare in basso” per non inciampare o il rimando a qualcosa di più profondo. “Il significato andatelo a chiedere a tutti quelli che, in questo momento, sono stati lasciati incatenati nella loro condizione”, spiego’ Jago che sul campo si è meritato l’appellativo di “social artist”.

Poi era andato a trovarlo nel suo laboratorio con l’attore Patrizio Rispo e la principessa reale Elena von Hessen, nipote di Mafalda di Savoia. Elena, in odore di cittadinanza onoraria a Napoli, apprezzatissima artista della scuderia di Piero Renna, insieme con jago hanno promesso sinergia creativa. Chi ritiene Jago un genio ( per me lo e’), un po’ un Cattelan in erba, chi lo giudica un provocatore.

Due parole le merita: pseudonimo di Jacopo Cardillo nato a Frosinone nel 1987, a 24 anni è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla Biennale di Venezia. Ha vissuto a New York e adesso si è trasferito nel Rione Sanità a Napoli: “Volevo fare un salto di qualità. Il Rione sarà la Manhattan del futuro. Qui c’è un capitale umano e artistico con un potenziale incredibile”.