Voce di Napoli | Navigazione

La forza del clan Micillo, imprenditori a tutto campo, green art ante litteram. Il feudo a Torre Sanseverino fra frutteti e bougainville della Campania Felix

Di Kamalei von Meister

Arrivo al tramonto, una palla di fuoco si tuffa a mare nel golfo di Baia. Sono in macchina con Domenico Ciruzzi, un totem dell’ arte forense, Antonella Stefanucci, attrice da Oscar e il notaissimo Massimo Ciccarelli. Anfitrione della sua dimora storica Enrico Micillo.

Entro in un oasi, un profluvio di profumi. C’é una Licola “di sotto” con le spiagge kilometriche e c’é una Licola “di sopra” una macchia mediterranea dove il mare si respira, ma si vede solo dall’alto. Una volta si accedeva solo per le mulattiere.

Nel cortile mi accoglie un cavallo bianco di plexiglass al traino di un vecchio calesse. All’ombra di una torre di pietra del ‘200 che risale all’ impero romano, alle pareti del maniero un tableau vivant di boungainville.
Guardo, ammiro, annuso, respiro a pieni polmoni. Ogni sala ha una sua identità, una sua magia. C’e’ l’armatura medievale in bronzo, un presepe di antichi pastori incastonati in una nicchia e pavimento piastrellato settecentesco, i bracieri a legna che ardono anticipano la visione del Grande Camino in marmo.

Rifletto ci vuole coraggio a restare in città, poco sostenibili, sull’orlo di una crisi di nervi
Clelia, la sorellina, Pietro, Enrico e Francesco Micillo ricordano di quando erano bimbetti e correvano nei campi a raccogliere la frutta. Sono la forza del clan.

Sono la quarta generazione di una famiglia che dal 1892 in hanno avviato un’attività agricola, un modello di efficienza e modernità, che è riuscita a rilanciare la produzione di vegetali che rischiavano di scomparire. Pietro ha trasferito il suo Know how alla Taverna La Riggiola, Vico Satriano 11 ( angolo Riviera di Chiaia). Dal Fagiolo a Formella alle Torzelle, dalla Cicerchia flegrea alla Papaccella riccia, dalla Zucca lunga napoletana ad altri ortaggi della tradizione, la cura dei prodotti del territorio, la loro memoria e la loro genuinità rappresentano l’identità del ristorante, luogo di eccellenza della buona cucina.

E sembra di vederle le contadine anni ’50 con i loro foulard annodati in testa a selezionare la frutta migliore per le ceste da destinare al mercato. Altri tempi di cui ancora si respira l’essenza nella cura di ogni dettaglio. Le vetrate che si affacciano sul giardino en fleur che conduce alla piscina ombreggiata dagli ulivi. Sono a in costa azzurra? No, molto meglio. Sono nel cuore della Campania Felix, come la chiamavamo gli antichi romani.
Adesso il soffitto a volta guarda su un allestimento da Gran Marriage, tutto è pronto per la bella sposa FrancescaMaria.

A una dimora storica un cattering all’altezza, Lucia e Benedetta Mozzillo, imprenditrici gastro/eccentriche, organizzano banchetti golosi con specialità dell’antica cucina borbonica e menu’ a kilometri zero al passo con i tempi una cucina “circolare” antispreco con le eccellenze del made in sud.