Voce di Napoli | Navigazione

Caro Presidente del Tribunale di Napoli le scrivo, così mi distraggo un pò: 60 anni fa la prima donna magistrato indossò la toga per la prima volta

Mi è piaciuto il suo intervento incisivo e trasversale ieri all’Istituto di Cultura Meridionale, per la presentazione del saggio molto saggio e speriamo quanto prima realizzabile in tutte le sue forme “ Le donne che conquistano il potere”, (scritto a quattro mani da Ermanno Corsi e Piero Antonio Toma, due fuoriclasse del giornalismo). Anfitrione l’avvocato e console Gennaro Famiglietti. Tre uomini illuminati e “ femministi” e un parterre in quota rosa: a cominciare da Lei, Elisabetta Garzo, dalla senatrice Annamaria Carloni e Marta Schifone, della Commissioni Lavor e Affari Sociali della Camera dei Deputati. Una maggioranza schiacciante, per una volta.

Come si dice a Napoli, cchiù ne simm e cchiù bell parimm, piu’ siamo e piu’ facciamo bella figura. La magistratura, una roccaforte patriarcale, solo una su mille ce la fa. Lei, una perla rara, la prima donna a occupare un posto sempre di dominio maschile. L’ha preceduta Giovanni Melillo, un totem della magistratura. Ha parlato del suo lavoro, fra mille difficoltà di essere donna, ma su tutto ha stra/vinto la passione. Ha ricordato che lei non si è mai sentita sopraffatta dagli uomini, anzi simpaticamente ha riconosciuto: “Li ho sopraffatti io, con le mie curiosità, domande e consigli” .
Lei, elegante di pensiero e di aspetto, la sera stessa mi era di fianco alla Prima del Macbeth del Teatro San Carlo con cast stellare.

A fare gli onori di casa altra superwomen, Emmanuela Spedaliere,Direttore Generale del Massimo Lirico, anche lei si è fatta strada in un mondo tutto al maschile. Ricorda, Presidente, ci siamo conosciute alle presentazione dell’ottimo libro della bravissima collega Elvira Frojo “Viaggio in una vita sospesa per un futuro possibile”. Io moderavo, lei parlava e si è dichiarata sempre dalla parte della donne. Non solo a parole…”. Come ha ricordato Famiglietti: bisogna essere dalla parte di tutte le donne, non solo quelle potenti. Ma anche quelle anonime che subiscono violenza, ma non hanno voce. E se ci provano, ecco quello che succede. Tutti i sassolini riconoscono il sole, ma non è detto che il sole conosca tutti i sassolini.

Voglio raccontarle la storia di un sassolino. La sorprenderebbe molto sapere che nel tribunale di cui lei è garante una ragazza a me molto, molto cara è stata rinviata a giudizio per calunnia e diffamazione. Cosa aveva fatto la sciagurata? Aveva semplicemente denunciato per molestie sessuali il, diciamo “datore di lavoro”, comunque una persona nella gerarchia professionale sopra di lei. La sciagurata si aspettava solo delle scuse, invece, come prima reazione è stata allontanata in malo modo dal luogo di lavoro.

Cominciato l’iter giudiziario il pm, senza ascoltare nè lei, nè i testimoni presenti, a questo punto, si presume, senza neanche leggersi le carte ( ma le malelingue dicono che è prassi comune) ha rinviato a giudizio per calunnia e diffamazione come se la sciagurata si fosse inventata tutto. Se dovesse essere condannata sarebbe una sconfitta non solo per lei, ma in assoluto, per Tutte. In un momento epocale come quello del me/too. L’unica parola di conforto che la sciagurata ha ricevuto è stata da Armida Filippelli, assessora alla Formazione Professionale e capofila del Movimento di Sensibilizzazione contro la Violenza sulle Donne. Prendere nota: processo rinviato perchè assegnato a un giudice onorario che non poteva celebrarlo.

Bello il termine celebrare, aggiungiamo, anche elogio della mala giustizia. E i numeri me li gioco a lotto. O magari quel sassolino insignificante potrebbe diventare un macigno. E si renderebbe pure onore a Maria Gabriella Luccioli, classe 1940, come ricorda uno dei massimi costituzionalisti Alberto Lucarelli, fu pioniera delle donne in magistratura, una delle magnifiche otto che per prime indossarono la toga che per prime indossarono la toga nel 1965 dopo che, il 9 febbraio del 1963, il Parlamento approvò la legge che stabiliva la parità tra i sessi negli uffici pubblici e nelle professioni.