Ha affermato di non aver autorizzato nessun condono, eppure l’articolo 25 dell’allora ‘decreto Genova’ (approvato dal governo Conte I, quello frutto dell’alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle) vi è proprio questa dicitura: ‘Definizione delle procedure di condono‘.
Alla sua approvazione parteciparono anche i parlamentari di Fratelli d’Italia. “Per accelerare le pratiche impantanate noi abbiamo introdotto l’articolo 25 che non è un condono, ma una procedura perché si espletasse più celermente l’esito delle pratiche”, per l’ex premier – dunque – quell’articolo 25 è nato soltanto con lo scopo di semplificare le procedure.
“Ischia è una tragedia in un territorio molto complicato, violentato dal dissesto idrogeologico. Quando mi sono insediato nel 2018 abbiamo trovato una unità di missione che impiegava solo nove mesi per attuare un progetto. Chiamai il ministro Costa e chiesi – insieme al capo della Protezione civile, Borrelli – di elaborare un progetto chiamato ‘Proteggi Italia’, un piano per mettere in sicurezza edifici pubblici e privati italiani.
Per quel piano abbiamo stanziato 11,5 miliardi e abbiamo reso soggetti attuatori i presidenti delle Regioni. Di quei soldi non so dire esattamente ma è stata spesa una piccolissima parte ed è un problema che ci trasciniamo da tempo. A Ischia ci sono richieste di condono precedenti al 2018, dunque precedenti al mio governo, per circa 27mila abitazioni su 60mila abitazioni, quindi la metà con richiesta di condono.
In più ci sono richieste per danni da terremoto per 1.100 abitazioni. Per accelerare le pratiche impantanate noi abbiamo introdotto l’articolo 25 che non è un condono, ma una procedura perché si espletasse più celermente l’esito delle pratiche“, ha spiegato Conte in tv.
Nello specifico il dispositivo ha previsto che “le istanze di condono ancora pendenti da tre precedenti leggi (del 1985, 1994 e 2003), e relative agli edifici danneggiati dal sisma del 2017, debbano essere risolte entro 6 mesi e, soprattutto, che vengano risolte applicando le disposizioni della legge del 1985“.
Proprio l’ex ministro Costa ha dichiarato, secondo quanto riportato da Il Corriere del Mezzogiorno, che non era d’accordo all’approvazione della normativa. L’attuale parlamentare grillino ha poi scaricato la responsabilità su Vincenzo De Luca in merito alla spesa dei fondi stanziati: “Il commissario straordinario per il dissesto idrogeologico è il presidente di Regione. Lo dico sempre senza fare polemica. Vale per tutti, non solo per De Luca, la velocità non la imprime il governo nazionale, ma le Regioni“.