Somme che vanno dai 500 agli 850 euro. A tanto ammonta la ‘retribuzione’ che l’ormai ex garante dei detenuti di Napoli Pietro Ioia pretendeva per consegnare cellulari ai detenuti. La cessione avveniva nella sala colloqui del carcere di Poggioreale, un luogo facilmente accessibile visto il ruolo istituzionale ricoperto da Ioia.
È quanto emerge dalla ricostruzione, contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip del tribunale di Napoli Valentina Giovanniello, dei fatti contestati al garante dei detenuti partenopeo. Ioia questa mattina è finito in carcere insieme ad altre cinque persone, accusate di far parte di un’associazione per delinquere che si occupava di introdurre in carcere telefoni cellulari, ma anche sostanze stupefacenti. Due persone sono finire ai domiciliari.
Ioia viene considerato dalla giudice per le indagini preliminari “il perno dell’attività illecita del sodalizio”. Infatti “la sua qualità di garante dei detenuti è il mezzo necessario per l’accesso al carcere” e, dunque, “per la consumazione dei reati”. Un sodalizio che viene considerato “vivo e attivo”, tutt’ora “impegnato a introdurre telefoni e ragionevolmente anche stupefacenti all’interno del carcere di Poggioreale”. Ancora, per la gip Pietro Ioia “sfruttando il suo ruolo di garante dei detenuti” piuttosto che “agire nell’interesse della collettività” ne “approfittava per trarne occasione di ingenti guadagni, mettendosi al servizio del gruppo criminale e facendosi corrompere ripetutamente”.
Il garante agiva, spinto “soprattutto dal forte movente economico” visti “i lauti guadagni” percepiti. Sono diversi i casi di consegna di telefoni su cui le indagini hanno fatto luce e, ad ogni cessione, corrispondeva un guadagno da parte di Ioia. Questo si carpisce da alcune conversazioni intercettate, nelle quali ricordava ai suoi sodali che aveva bisogno dei soldi guadagnati illecitamente perché doveva comprare a suo figlio un Liberty 50 dal valore di 850 euro.
Il garante è stato ripreso mentre consegna qualcosa a un detenuto il quale, nel sedersi, occulta frettolosamente quanto ricevuto nei propri pantaloni, all’altezza del pube. Si trattava, presumibilmente, di telefoni cellulari. Conversando con una delle persone raggiunte da ordinanza cautelare, Ioia parlava con la ‘collega’ di incontri “in albergo”, termine usato per indicare il carcere. In alcune conversazioni si fa poi riferimento a del “fumo” da consegnare, cioè hashish, dal valore che raggiunge i diecimila euro, ma anche a della cocaina, che i detenuti avrebbero poi riveduto a terzi, cioè ad altri ristretti a Poggioreale.