Contro l'Ajax l'ennesima prestazione che rasenta la perfezione, un qualcosa di magico, da raccontare un giorno ai nipotini
Così si gioca solo in Paradiso. E’ un Napoli da favola: non ci sono parole per descrivere gli azzurri. Contro l’Ajax l’ennesima prestazione che rasenta la perfezione, un qualcosa di magico, da raccontare un giorno ai nipotini. La banda di Spalletti, tra andata e ritorno, ha inflitto agli olandesi – coloro che hanno cambiato il gioco del calcio – ben 10 palloni facendoli apparire come gli ultimi degli ‘scappati di casa’.
Il Napoli, in generale, ha devastato il suo girone di Champions League come stesse giocando in Conference League, alla faccia del progetto…ogni riferimento è puramente casuale, anzi forse no.
Si chist è nu suonn, nu me scetà. Il Napoli fa sognare, fa divertire, tocca quelle sconfinate corde dell’umore che ti trasformano la giornata, ti mette in faccia quel sorriso da ebete, classico di quando incontri la ragazza che ti piace. Tutto ciò che prima pareva inimmaginabile, oggi è realtà.
Chi avrebbe mai pensato che un ragazzo georgiano – tale Kvicha Kvaratskhelia – diventasse la favola più bella di questa squadra, che un coreano – un certo Kim – potesse subito diventare decisivo, che un ragazzino italiano di 22 anni – il ‘sopravvalutato’ Raspadori – diventasse il vice-capocannoniere in Champions League. Poi Zielinski, Simeone, Olivera, Osimhen, sarebbe troppo lungo l’elenco: è semplicemente tutto magnifico, ma forse il Napoli, un poco in più.
A mister Spalletti, a Cristiano Giuntoli e al presidente Aurelio De Laurentiis va il plauso più grande: hanno imbastito una squadra che fa commuovere per il calcio che esprime, che fa battere il cuore e non fa chiudere occhio la notte. Del resto quando sei innamorato non riesci a dormire.
‘Sarò con te e tu non devi mollare’. Che atmosfera da brividi al Maradona: un entusiasmo del genere, sugli spalti, non si vedeva da anni. Napoli e il Napoli sono in simbiosi, un corpo unico, una fusione perfetta degna di Goku e Vegeta in Dragonball.
Vedere l’impianto di Fuorigrotta così genera forti emozioni, lacrime di gioia: brividi, per i quali a volte si fa fatica ad esprimersi. Da lassù quello scugnizzo argentino che ha fatto la storia ne sarà fiero, orgoglioso e si starà stropicciando gli occhi.
Ora testa al Bologna, domenica si torna in campo per quell’altro grande sogno chiuso in quel ‘famoso’ cassetto chiamato scud…., anzi meglio non pronunciarlo. Ma adesso, per qualche ora è ancora tempo di godere, di sognare: ‘Famme ‘nzuonno murì, nun mme scetà‘.