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Morto al Cardarelli, il figlio di Carlo: “Hanno rubato a papà catenina d’oro e crocifisso”

Un episodio vergognoso che riguarda un defunto. Carlo Lombardi, 65enne di Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, era in attesa di un trapianto al fegato lo scorso 21 marzo quando, colpito da un malore improvviso, è stato trasportato presso il Pronto Soccorso del Cardarelli di Napoli. Attendeva l’operazione presso il Policlinico di Padova quando è avvenuta la tragica morte. Al nosocomio napoletano infatti l’uomo è morto. Non è la prima volta che l’ospedale napoletano pè protagonista di eventi poco chiari, poco fa la denunciati due genitori che hanno perso i corpi delle loro gemelle dopo la loro morte.

Morto al Cardarelli, il figlio di Carlo Lombardi: la lettera di Salvatore

Non finisce qui però il dramma della famiglia. Dopo la morte del papà, il figlio Salvatore, si è recato in obitorio e qui ha fatto una scoperta. Le sue parole in una lettera inviata alla stampa:

“Mio padre era stato accompagnato, in ambulanza, da mia madre, la quale, come da procedure del Pronto Soccorso, non aveva potuto seguirlo all’interno del reparto; da quel momento nessuno della famiglia ha potuto rivedere in vita mio padre, spentosi pochi giorni dopo. Lo stesso 21.03.2022 mio padre, verso le ore 22:00, veniva trasferito nel reparto medicina d’urgenza, al 4° piano del fabbricato alle spalle del Pronto Soccorso; il decesso è stato registrato alle ore 22:30 del giorno 24.03.2022.

In merito agli effetti personali di mio padre, al momento del trasporto al Pronto Soccorso, questi consistevano nell’abbigliamento (pantaloni elasticizzati e felpa, maglietta, indumenti intimi), due coperte utilizzate durante il trasporto in ospedale, e una catenina in oro con ciondoli (un crocifisso e un cornetto portafortuna, anch’essi in oro); in particolare mio padre aveva per quest’ultima un profondo attaccamento, non separandosene mai, in quanto regalo di sua madre”.

Una lunga peripezia quella di Salvatore, per ricevere indietro gli effetti personali del padre defunto e poi la denuncia:

“Non avendo ricevuto in consegna alcun effetto personale di mio padre, mi sono innanzitutto recato, verso le ore 10:30 del giorno 25.03.2022, al reparto di medicina d’urgenza, per chiedere informazioni. Dalla postazione di vigilanza posta all’ingresso, il reparto veniva contattato telefonicamente; dopo un’attesa di qualche minuto, dal reparto veniva comunicato che non erano in possesso di alcun oggetto di mio padre: nulla era stato depositato in cassaforte né registrato in ingresso. Dal reparto mi si consigliava di recarmi presso il Pronto Soccorso e chiedere lì delucidazioni. Di conseguenza, mi sono prontamente recato al Pronto Soccorso e, sempre tramite gli agenti di sorveglianza presenti, ho chiesto di controllare se in reparto avessero in consegna oggetti di mio padre; anche al Pronto Soccorso mi è stato risposto che nessun effetto personale di mio padre era stato conservato presso di loro né registrato, e mi hanno indirizzato al reparto di medicina d’urgenza (da cui provenivo).

Sono, quindi, ritornato al padiglione di medicina d’urgenza, e, impossibilitato ad accedervi, ho telefonato in reparto. Dal reparto mi veniva nuovamente confermato che non avevano in possesso alcun oggetto di mio padre; mi si consigliava di rivolgermi agli uffici cassa/economato presenti presso un altro padiglione, dove pare vengano trasferiti tutti gli oggetti dei pazienti in ingresso al Pronto Soccorso. Mi sono recato presso tali uffici, dove l’addetto allo sportello ha controllato i registri degli oggetti in loro possesso, non rinvenendovi alcun oggetto personale di mio padre.

A questo punto, preso atto della situazione e delle risposte evasive dei vari operatori contattati, mi sono recato presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza “Arenella”, adiacente il Cardarelli, per sporgere la dovuta denuncia (allegata a questa email). L’agente di turno, prima di ricevere la denuncia, mi ha consigliato di contattare la Direzione Generale presente al 2° piano del Fabbricato di ingresso al Cardarelli. Seguito il consiglio dell’agente, mi sono recato presso tale struttura, ma anche in questo caso la ricerca risultava vana, così come un ulteriore tentativo (telefonico) al reparto medicina d’urgenza. In sintesi, i vestiti che indossava mio padre all’atto del ricovero, le coperte, la catenina e i ciondoli in oro risultavano non rintracciabili.

Di conseguenza, dopo 4 ore di infruttuose ricerche, alle ore 14:30 sporgevo denuncia di furto presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza “Arenella”; in tale sede scoprivo che altre persone, nella mia stessa fila, avevano sporto o stavano per sporgere analoghe denunce di furto, avvenute nei reparti del Cardarelli. A questo punto vorrei innanzitutto evidenziare che, nel caso di mio padre, sia il Pronto Soccorso che il reparto di Medicina d’Urgenza erano del tutto inaccessibile agli esterni, per cui, presumibilmente, l’autore di questa azione di sciacallaggio è parte del personale del Cardarelli.

Si domanda, quindi, di porre in essere tutte le azioni possibili per stroncare questo fenomeno indecoroso, che infanga anche l’azione dei tanti che provano a impegnarsi nel garantire una assistenza dignitosa ai malati, nonostante le croniche difficoltà e le deficienze strutturali in cui versa il nostro sistema sanitario. In una struttura sanitaria un paziente, che vive già lo sconforto della malattia, non può doversi preoccupare anche della sicurezza dei propri effetti personali. Nel caso di mio padre, fra l’altro, stiamo parlando di una persona affidata alla assistenza del Servizio Sanitario Pubblico in uno stato di incoscienza, impossibilitata in ogni modo a difendersi; l’azione di certi individui, che passano sopra i sentimenti e la vita delle persone senza alcuna remora, non può essere ignorata”.

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