Domenica, ore 8,15. Busso alla porta del medico di base, Giuseppe Clemente. Mia madre ha il cuore in subbuglio. Il dottore che abita al piano di sotto, anche se, ovviamente, è fuori orario di visita, si presenta con la sua valigetta. E’ pronto per fare un elettrocardiogramma.
Il dottore ha 70 settant’anni, da 40 è il punto di riferimento della comunità di Monte di Dio, di 1600 pazienti per l’esattezza. Fisico scattante, ne dimostra almeno 10 in meno.
A fine mese il dottore va in pensione. Colpo mortale per gli assistiti della zona, ai quali ha sempre dispensato premure e amorevoli parole. Perché un paziente si accudisce anche moralmente. Mai come in tempi di pandemia e post la figura del medico di base diventa un bene primario come il pane.
E difatti a livello nazionale ci sono normative in atto per prolungarne il servizio. Clemente, dall’alto del suo senso civico, ha già scritto agli organi competenti per chiedere che il suo mandato venga esteso almeno fino alla fine dell’emergenza pandemia, ossia fino a dicembre.
Dal basso senso civico di chi doveva rispondere, invece, tutto tace. Vogliamo meravigliarcene? Tenendo presente che il medico di base più vicino al quale convogliare i mille e passa pazienti ha lo studio in via Vittorio Colonna, ammesso sempre che abbia spazio per tutti.
Della variopinta collettività, che va dalla signora bien ai bassaioli, io mi faccio portavoce insieme all’ avvocato Antonella Esposito Gagliardi, esperta di diritti calpestati. Insieme abbiamo scritto un pamphetino “Loro di Monte di dio” (Guida editore) e la salute, in tutti i sensi, del quartiere ci sta molto a cuore. Il medico di base è come il confessore. Ascolta e il sapere ascoltare è già di per sé la cura.

Pagina Facebook Januaria Piromallo
