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Dal patto con Conte e Letta, al grazie a Salvini: meno male che nessuno voleva i partiti

Meno male che nessuno voleva i partiti. "Sono un candidato civico, un candidato del popolo". La 'bugia' di Manfredi e Maresca

Era lo scorso giugno. Giuseppe ConteLuigi Di Maio sono stati a Napoli per la campagna elettorale di Gaetano Manfredi, il candidato Sindaco di Napoli, sponda Partito Democratico – Leu – Movimento 5 Stelle. Immancabile la foto a tavola, tutti intenti a mangiare una pizza.

Il mese successivo è stata la volta di Matteo Salvini. Il leader della Lega ha partecipato a un comizio a Caserta insieme a Catello Maresca, anche lui candidato alla poltrona principale di Palazzo San Giacomo. Ma in questo caso per il centro destra.

Manfredi prima di candidarsi si è assicurato la promessa dei tre partiti che lo stanno sostenendo di dar vita a un Patto per Napoli. In pratica il Governo (chissà se l’attuale o quello che sarà definito dalle prossime elezioni previste per il 2023), dovrà assicurare un bel pò di miliardi per tutti i grandi comuni a rischio dissesto. Manfredi fu molto chiaro in merito: “Voglio fare il Sindaco, non il liquidatore“.

Maresca ha invece fatto un tira e molla durato mesi con i partiti di destra. Alla fine ne ha accettato il sostegno ufficiale e un compromesso sull’uso dei simboli. La domanda è sempre stata? Chi ha mai dubitato che l’ex magistrato fosse un candidato voluto da LegaFratelli d’ItaliaForza Italia?

Meno male che nessuno voleva i partiti

Eppure da quando è iniziata la campagna elettorale, sia Manfredi che Maresca non hanno fatto altro che evidenziare la loro estraneità ai partiti. Come se questi ultimi fossero organizzazioni che con le elezioni non abbiano nulla a che vedere. Alla fine, però, per l’ex Rettore e Ministro c’è sempre stato l’esplicito appoggio sia del Segretario del Pd, Enrico Letta che di quello di Liberi e Uguali, il Ministro Roberto Speranza. Infine c’è stata la discesa in campo ufficiale di ConteDi Maio per il M5S.

Maresca ha invece ringraziato più volte Matteo Salvini (dimenticando improvvisamente l’anti-meridionalismo della Lega), sciolto l’imbarazzo per l’appoggio di Forza Italia (sono stati diversi gli apprezzamenti reciproci con Silvio Berlusconi) e accettato quello di Giorgia Meloni, facendo mettere da parte a Fratelli d’Italia la candidatura di Sergio Rastrelli.

Di conseguenza la domanda è lecita: se per vincere le elezioni sono fondamentali i partiti, la loro organizzazione, i loro fondi (addirittura Maresca ha affidato la sua comunicazione alla ‘Bestia‘ di Salvini) e il loro bacino di voti, perché ManfrediMaresca continuano a ripetere di essere candidati del popolo ed espressioni di candidature civiche? E come mentire sapendo di mentire. Eppure, ad oggi, cosa sappiamo dei loro programmi elettorali per la città? Tranne quotidiani comunicati stampa che commentano ciò che accade in città, praticamente nulla.

Meno male che nessuno voleva i partiti: da Napoli la fine del ‘civismo’?

Potrebbe essere che Napoli stia diventando avanguardia politica per la nascita di un nuovo fenomeno? Il capoluogo partenopeo potrebbe segnare la fine del civismo e il ritorno alla politica? La città sta vivendo però un paradosso: l’unico politico di razza impegnato nella campagna elettorale è Antonio Bassolino. Ma in questo caso Don Antonio è davvero un candidato civico, cioè non ha alcun partito alle spalle dopo l’uscita dal Pd. Lo stesso vale peer Alessandra Clemente, ma qui ci troviamo di fronte al paradosso opposto: Dema c’è ma non si vede. Anzi, non si è mai visto.

Meno male che nessuno voleva i partiti