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Apice Vecchia, il borgo fantasma più famoso della Campania

La storia della 'Pompei del 900' dove tutto si è fermato al 1962

Quella di Apice Vecchia è una storia tormentata quanto affascinante. Il sito ufficiale del Comune l’ha ribattezzata la “Pompei del Novecento” e, in effetti, nonostante l’enorme lasso temporale che separa le due città, qualche punto in comune non stentiamo a trovarlo.

 

APICE – IL PAESE FANTASMA PIU’ BELLO D’ITALIA

Per gli amanti del genere, Apice è il paese fantasma per eccellenza. Nel tempo ha suscitato la curiosità di molti esploratori appassionati del settore, ponendosi al centro di una cospicua tradizione letteraria afferente alle più importanti “Città fantasma d’Italia e d’Europa” e diventando persino set di riprese cinematografiche e scatti fotografici.

Il moderno centro abitato di Apice, ove si spostò la popolazione una volta che l’antico sito fu evacuato, sorge su un pianoro prospiciente il vecchio borgo collocato in provincia di Benevento, e situato sulla destra del fiume Calore.

E’ proprio da questa repentina evacuazione dal Paese che cessa la storia del borgo fino ad allora conosciuto ed inizia una storia diversa, fatta di leggende, di storie tramandate e luoghi fatiscenti, abbandonati dall’uomo ma non dalla vegetazione che cresce rigogliosa e prepotente tra le rovine.

APICE – L’INIZIO DELLA TRAGEDIA

 

Apice fu un borgo sannita come tanti altri fino a quando, negli anni Sessanta, non avvenne una tragedia imprevista che malgrado la sfortuna lo ha portato, oggi, ad una fama senza tempo.

Tutto ebbe inizio in una tiepida sera di agosto del 1962, alle ore 19.30, quando in rapida successione, Apice, e l’intera Irpinia, furono raggiunte da due violente scosse di terremoto (VI e VII grado della scala Mercalli).

In questa occasione persero la vita ben 17 abitati del vecchio paesino ed il resto della popolazione (6500 abitanti) furono esortati dal Ministero dei Lavori Pubblici a lasciare il borgo, ormai in parte distrutto, temendo ulteriori crolli.

Alcuni abitanti non vollero abbandonare i luoghi dove avevano trascorso l’intera vita e trasgredendo alle regole, continuarono a vivere ad Apice, tra i crolli ed i ripetuti tentativi di riqualifica dei vari quartieri (mai andati a buon fine), sino a quando un secondo violento terremoto colpì l’Irpinia: quello del 1980.

 

 

APICE VECCHIA OGGI

Oggi, visitando il paese fantasma, ci troviamo dinnanzi ad una stratificazione e contaminazione delle varie vite vissute da Apice, tra oggetti ed edifici più moderni, frutto di chi ha vissuto in situ fino agli anni Ottanta e chi invece ha deciso di lasciare la sua abitazione i quel lontano 1962.

E’ indubbiamente uno dei luoghi abbandonati più belli che ci si è trovati a visitare. Qui tutto è suggestivo, tutto rimanda a scene di vita quotidiana come cristallizzate nel tempo.

 

Non è difficile imbattersi in scarpe vecchie e logorate dal tempo, indumenti, mobili, piatti disposti sui tavoli come in attesa che sia pronto il pranzo, biciclette lasciate fuori casa, giocattoli, persino la lista dei clienti con i rispettivi ordini appuntati dal macellaio a penna.

E’ come se il tempo si fosse fermato lì, in quel giorno in cui la natura si è ribellata, inevitabile richiamo a quanto avvenne diversi secoli prima a Pompei.

Del resto, come ben spiega lo scrittore e filosofo italiano che peraltro nasceva proprio negli anni in cui Apice fu abbandonata, Roberto Peregalli:

Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, “rovine semplici”, luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono […] Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità“.

 

Ci teniamo a precisare che l’esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato.

Il presente articolo non costituisce in nessun modo un invito o incoraggiamento all’esplorazione. I luoghi sono fatiscenti e pericolosi e chi lo facesse se ne assume ogni consapevole rischio. Ad ogni modo, ricordate sempre la regola “leave only footprints an take away only photos” – “lasciate solo impronte e portate via solo foto”.

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