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In attesa della sentenza la decisione che addolora la vedova Apicella: “È omicidio stradale”

Lo spettro dell’omicidio stradale che potrebbe invalidare la richiesta della Procura che aveva invece invocato l’ergastolo. La strategia della difesa degli imputati accusati di aver ucciso l’agente Pino Apicella ha rappresentato un colpo al cuore per la signora Giuliano Ghidotti, vedova del poliziotto.

Tra post pubblicati su Facebook e dichiarazioni lasciate alla stampa, la vedova Apicella ha manifestato la sua delusione. Lunedì 7 giugno ci sarà la sentenza. Sulla vicenda si è espresso anche l’avvocato della famiglia.

Le parole dell’avvocato Gennaro Razzino a La Radiazza:

Sono due reati completamente diversi. Per l’omicidio stradale alla base c’è la colpa, quindi è qualcosa di molto forzato. I rapinatori hanno tentato la fuga per sottrarsi alla cattura e quindi è impossibile che abbiano accettato un evento differente dalla morte di Apicella, lo dimostrano le dinamiche degli eventi e le testimonianze.

Per i due reati le condanne hanno una durata molto diversa. In questo modo i rapinatori potrebbero avere pene moto lievi. Noi non vogliamo essere giustizialisti, vogliamo un giusto processo in nome di uomo che ha perso la vita per portare ordine e legalità nelle strade“.

Il post della vedova Apicella:

Quando ci hai lasciati ho scoperto di dover avere un avvocato, non lo immaginavo, perché nella mia ingenuità era palese che avessimo perso tutto, non c’era bisogno secondo me di doverlo dimostrare.
E mi ritrovo a combattere affinché le persone che ti hanno ucciso paghino.
Ad ogni udienza mi siedo lì, e ascolto in silenzio.
Incasso.
Incasso le falsità che provano a dire su di te, che stavi svolgendo il tuo lavoro, come ogni buon poliziotto.
Incasso e ho i mal di stomaco, il cuore batte a mille e le mani si attorcigliano come gli organi e il sangue che ribolle.
Incasso, in silenzio ma sempre a testa alta.
Incasso combattendo per quella giustizia per cui tu sei morto, per quella giustizia in cui hai creduto da sempre e fino al tuo ultimo respiro.
Incasso per te, che quando uscivi non sapevi se saresti tornato e un giorno a casa non ci sei tornato.
Non ci sei tornato perché eri un poliziotto, al servizio della giustizia e della comunità.
Eri un POLIZIOTTO nel senso vero e puro del termine, perché la giustizia ti scorreva nelle vene.
E incasso, in silenzio, aspettando che la giustizia ti renda onore, per l’eroe che sei e il meraviglioso uomo che eri.
Questa foto l’ho vista ovunque nei giorni successivi alla tua scomparsa, e per me rimarrà sempre la foto simbolo del tuo OMICIDIO.
Perché questo è un OMICIDIO VOLONTARIO e non un incidente.
Incasso e combatto, fino al mio ultimo respiro
“.