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Ucciso con una coltellata al petto, la sorella di Patrizio: “Non viviamo più. Mio fratello era una persona buona”

Il Comune di Napoli si è costituito parte civile nel processo. Ida Falcone - sorella della vittima - ringrazia la Clemente e la Galieri per l'appoggio

Mentre si attende la prima udienza del processo per la morte di Patrizio Falcone, che si terrà il prossimo 2 marzo, il Comune di Napoli ha approvato un’ordinanza – proposta dall’assessore Alessandra Clemente e dall’assessore all’Avvocatura Comunale Rosaria Galieri – con la quale si costituisce parte civile.

Patrizio Falcone è stato ucciso lo scorso 23 maggio con una coltellata al petto da un suo vicino di casa, per l’esattezza abitava nel palazzo davanti al suo nel quartiere Marianella. Una banale lite sfociata in tragedia, un colpo fatale che non ha lasciato scampo al 41enne, padre di famiglia, che lascia due figli, una moglie, la madre e i fratelli. Per la sua morte è stato arrestato Mauro Sevrino e tra qualche settimana inizierà il processo a suo carico.

Mentre la famiglia attende che sia fatta giustizia, ha ringraziato il Comune di Napoli per la posizione presa in questo procedimento penale: “Noi ringraziamo a nome della famiglia Falcone e Gaeta, l’assessore Alessandra Clemente e l’assessore Rosa Galieri. E’ importante – ha raccontato a Vocedinapoli.it Ida Falcone, sorella di Patrizio – che il Comune di Napoli si sia costituito parte civile, ci dà una speranza che sia fatta giustizia. Purtroppo spesso abbiamo assistito a casi in cui si è tutelata più la persona colpevole del reato che la famiglia vittima del reato stesso. Ma noi abbiamo piena fiducia nella Magistratura”.

Un’intera famiglia che non si dà pace, che non riesce a comprendere come per una ‘sciocchezza’ Patrizio non sia più con loro. La vedova Anna Gaeta, i figli Carmine e Francesco, la madre Carmela, il fratello Giuseppe e la sorella Ida, saranno tutti presenti alla prossima udienza: “Abbiamo perso Patrizio per una sciocchezza – continua la signora Ida – non c’è stata nessuna lite in passato. Io non so cosa dirà il signor Sevrino o cosa ha detto, so solo che mio fratello non ha più voce, siamo noi la sua voce. Mio fratello non può difendersi perché non c’è più“.

patrizio falcone

Nonostante siano passati nove mesi, oltre l’immenso dolore c’è ancora tanta incredulità dinanzi alla morte di Patrizio, ricordato da tutti nel quartiere come un uomo onesto, un grande lavoratore,  padre e marito attento. “Vogliamo ricordare mio fratello – dice la signora Ida –  per la persona buona e onesta, non era litigiosa, per dieci mesi all’anno lavorava come carpentiere navale. Purtroppo questo mostro ha leso tutta la nostra famiglia. Si sopravvive non si vive, ciò che fa male ancora è vedere finti sorrisi, si sorride per finta. Patrizio era un gran lavoratore, sorrideva sempre anche nei momenti più duri, era solare”.

La signora Carmela, madre settantasettenne di Patrizio, già presente alla deposizione degli atti lo scorso 20 gennaio, ci sarà anche alla prima udienza del processo. Distrutta dal dolore: “Si domanda tutti i giorni come sia potuta accadere una cosa del genere“, racconta la signora Ida. Come lei, chiunque conosceva Patrizio si fa la stessa domanda, si chiede come sia possibile che un uomo onesto sia stato ucciso in un modo tanto brutale. Nessuna scusa è arrivata dalla famiglia di Mario Sevrino, né tentativi di dialogo: “Che io sappia la famiglia Sevrino – spiega la sorella di Patrizio – non ha provato ad avere contatti con noi, non c’è arrivata nessuna scusa“.

Proprio la sorella di Patrizio, con la voce strozzata dalle lacrime, ha raccontato che non dimenticherà mai la sua ultima telefonata, una normale chiacchierata tra fratello e sorella, che dopo quel tragico giorno resterà per sempre nella sua mente. Una chiamata fatta poche ore prima dell’uccisione di Patrizio: “Io ancora ho in mente la telefonata di mio fratello del 23 maggio ‘Stasera ci vediamo che mi fai di buono?’. Lui mi prendeva in giro per la caprese, che gli piaceva moltissimo, sarebbe dovuto partire, ne voleva un’altra e voleva portarla con sé. Patrizio lavorava solo, lui era tutto per la famiglia”. “La vita di tutti noi è distrutta – conclude la signora Ida – vogliamo solo che il signor Sevrino riceva la giusta pena per aver ucciso il nostro Patrizio, un uomo dal cuore grande, un padre di famiglia“.