La storia di Lamont Young è quella di un napoletano innamorato che seppe guardare molto più avanti del suo tempo e proprio per questo, come spesso accade in questi casi, incompreso e fortemente osteggiato dai suoi contemporanei.
Vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, fu un ingegnere, architetto ed urbanista “visionario“. Con sconcertante lungimiranza, riuscì a regalare a Napoli edifici di straordinaria bellezza come castelli e ville, nonché il primo progetto della metropolitana ed un piano urbanistico che avrebbe radicalmente cambiato la città.
LAMONT YOUNG – UN NAPOLETANO MAI CONSIDERATO ITALIANO
Lamont Young, nonostante il nome di origine anglofona, nacque a Napoli da Giacomo Enrico Young (possidente scozzese trasferito a Napoli dall’India ed Elisabetta Swinhoe, nata a Calcutta).
Proprio per queste origini ‘multietniche’, Young, seppur nato a Napoli e riconosciuto popolarmente come ‘napoletano’, non acquisì mai la cittadinanza italiana. Nonostante ciò, Lamont Young incarnò gli ideali tipici partenopei di ingegno e tenacia.
LAMONT YOUNG – L’URBANISTA
Lo stile di Young era quindi fortemente napoletano ma progressista e per questo fu ritenuto non conforme a quello della città e ciò gli causò aspre critiche e forti opposizioni. Più che l’architetto – nonostante le sue straordinarie realizzazioni – a stupire è la sua figura di urbanista. Young era animato da un’ingegno talmente fervido da partorire progetti innovativi e pionieristici.
La sua idea di Napoli era molto avanti rispetto ai suoi contemporanei e per questo seppe proiettare la città nel futuro, almeno nella sua testa. Formulò una “Napoli utopica” che anticipava di oltre cento anni la triste attualità cittadina, studiando e trovando soluzioni per problematiche urbanistiche che oggi sono assolutamente cruciali per il futuro del capoluogo campano.
LAMONT YOUNG ED IL PROGETTO DELLA METROPOLITANA
A lui si devono, nel 1872, anche i progetti (mai realizzati) della “Metropolitana di Napoli“, la prima linea metropolitana partenopea ( ricordati nelle “Stazioni dell’arte“).
I progetti prevedevano anche la costruzione di una vera e propria “tangenziale sotterranea” che circondasse la città. Il suo progetto fu presentato ad un concorso bandito dal Comune di Napoli nel 1872 ma fu dichiarato non conforme al bando stesso che non prevedeva la trazione meccanica.
In realtà il progetto fu boicottato perché avversario dell’imprenditoria locale con la quale Young non era in buoni rapporti. Infatti, il Comune poco più tardi approvò i progetti delle ‘funicolari vomeresi’ e della ‘ferrovia Cumana‘ che presentavano circuiti di trazione simili a quelli ideati dall’architetto napoletano e ai quali probabilmente si ispirarono.
La ‘metropolitana di Young‘ avrebbe dovuto servire la città bassa da un capo all’altro della periferia ed unire le colline attorno al centro, data l’impossibilità di creare nuove strade in una città soffocata tra mare e colline. Il progetto prevedeva anche ascensori e scale mobili al Vomero e a tal proposito il progettista affermò:
“Quando sarà realizzato, questo sistema, libererà i viaggiatori dalle continue vessazioni che sono oggidì la più grande noia di questa città”.
Chissà guardando oggi la città cosa ne penserebbe Young.
LAMONT YOUNG – IL PROGETTO DEL “QUARTIERE VENEZIA”
Fu sempre di Young il progetto d’avant-garde del “Rione Venezia“, la nuova città fatta di canali, giardini e palazzi residenziali a bassa densità abitativa. Ovviamente anche questo suo progetto non fu approvato.
Morì suicida nel 1929, ormai giunto in tarda età. Il suo corpo senza vita fu ritrovato nella sua Villa Ebe. Le cause che lo portarono a questo gesto sconsiderato restano tutt’ora sconosciute.
LAMONT YOUNG – ECCO TUTTI GLI EDIFICI NAPOLETANI CHE HA IDEATO
Gli edifici progettati e fatti costruire per volontà di Young in città sono tanti e posti sotto gli occhi di tutti. Quante volte ci siamo trovati a passare davanti al “Castello Aselmeyer” – un edificio a forma di fortezza – al Corso Vittorio Emanuele? O ancora, quante volte abbiamo ammirato i palazzi del Parco Margherita e tutto il complesso fino alla base della Villa Floridiana? Tutte opere ideate da Young.
Diamo un’occhiata a tutti gli edifici fatti costruire dal visionario architetto Lamont Young:
VILLA EBE
Lamont Young è il padre di “Villa Ebe”, dove trovò la morte nel 1929, nota anche come “il Castello di Pizzofalcone“. Fu costruita sul fianco occidentale del monte Echia nel 1922 in uno stile misto neogotico-dannunziano. Ebe era il nome della sua giovane moglie, dalla quale ebbe quegli eredi che negli anni Novanta alienarono la proprietà al Comune di Napoli.
L’amministrazione cittadina ha lasciato che la costruzione e la zona circostante piombassero nel degrado e nell’abbandono totale; la villa è stata vandalizzata e sfruttata dai senzatetto finché un violento incendio doloso, nel 2000, ne ha distrutto gli interni e la splendida scala elicoidale.
Da poco sono iniziati dei lavori di restauro nell’ambito della valorizzazione del bellissimo monte Echia e delle Rampe Lamont Young che da Via Chiatamone, superando la villa, risalgono fino al belvedere.
FORESTERIA – CHALET SVIZZERO
Tra il 1893 ed il ’94 Young decise poi di rimettere a nuovo un piccolo edificio all’interno della sua proprietà di Villa Lucia. Era stata una casa del guardiano in passato. Con questi nuovi lavori decise di trasformarla in una foresteria dell’edificio principale. Decise inoltre che la nuova costruzione avrebbe avuto uno stile particolarissimo: uno chalet svizzero. Il piccolo chalet si sviluppava su più livelli, a strapiombo, su di uno dei muraglioni di tufo della proprietà, di fianco a quel ponte che tutt’oggi si può vedere da alcuni punti della città, guardando il Vomero, nascosto nel verde, fatto costruire dal brillante Antonio Niccolini al tempo dei Borbone. Lo chalet era certamente qualcosa di insolito nel panorama architettonico napoletano, ma Young volle omaggiare l’architettura svizzera, tanto cara alla sua infanzia, avendo compiuto gli studi nella piccola cittadina di Hofwil, in Svizzera.
BERTOLINI’S HALL
Nel 1892 l’architetto partenopeo, iniziò un grandissimo progetto. Convinto che Napoli fosse una città unica e con un’importante potenziale dal punto di vista turistico, decise di costruire un grande albergo, con una vista unica al mondo. Lo fece sui terreni di mia famiglia a Parco Grifeo, in prossimità di quella che al tempo era la sua abitazione, Villa Lucia. L’hotel era dislocato rispetto alla strada principale, il Corso Vittorio Emanuele (che fino a trent’anni prima si chiamava Corso Maria Teresa), per tale ragione, Young decise di costruire anche un pratico e modernissimo ascensore che collegava la strada all’albergo. I lavori durarono a lungo. Purtroppo nel 1896 fu costretto a vendere parte della sua proprietà, Villa Lucia, per poter finanziare il proseguo dei lavori. Purtroppo ciò non fu sufficiente, così, nel 1900, per trovare i fondi necessari, cedette la gestione del futuro hotel ai fratelli Bertolini, navigati albergatori. Un anno più tardi fu costretto a cedere definitivamente l’intera struttura ai due fratelli che ivi costruirono il “Bertolini’s Palace Hotel“. Oggi la struttura è diventata un bellissimo condominio che in parte ospita il Bertolini’s Hall, una struttura dedicata ad eventi privati.
La vista resta eccezionale.
CASTELLO GRIFEO
Nel 1875 Young costuì su un terreno di famiglia, l’attuale Parco Grifeo, il suo primo castello, Castello Grifeo, oggi Villa Curcio. Decise di costruire una falsa lesione nella torre e, all’interno del cortile, un piccolo edificio neogotico.
Ci sono due particolari ancora oggi ben visibili nell’edificio: il primo è la targa sulla facciata con il nome di Young e la data di costruzione, unico mio edificio che ha firmato.
Il secondo particolare lo troviamo sulla scala d’accesso, è lo stemma nobiliare dei ‘Grifeo’, famiglia che dà il nome alla strada. L’edificio infatti fu costruito per Benedetto Grifeo, uno degli eredi dell’omonimo Principe di Partanna, primo marito di Lucia Migliaccio, Duchessa di Floridia (da qui il Parco della Floridiana), seconda moglie di Re Ferdinando I delle Due Sicilie.
CASTELLO ANSELMAYER
Costruito nel 1902, in realtà si chiamava Castello Young, finché l’architetto non lo vendette al banchiere Carlo Aselmeyer nel 1904, prima di trasferirsi sull’isola della Gaiola.
Era da poco stato aperto Corso Vittorio Emanuele.
MONTE ECHIA
Nel 1914, Young riprende l’attività edilizia con un progetto che avrebbe potuto cambiare il volto di una delle zone più tipiche di Napoli, Monte Echia. Insieme al banchiere Tommaso Astarita, costituì, così, la società ‘SEMEN’ (Società Edilizia Monte Echia Napoli) ed acquistò dal demanio il costone tufaceo di Monte Echia, dove oggi via Chiatamone incrocia via Santa Lucia. L’idea era quella di realizzare un grandioso complesso di edifici composto da un palazzo neo-rinascimentale alla base, principalmente sede di uffici. La parte superiore del complesso consisteva in un grandioso albergo in stile neo-indiano, pieno di terrazze e dotato di un ascensore da Santa Lucia, perché tutti potessero ammirare uno dei paesaggi più belli della città. Purtroppo il progetto non venne mai approvato dal Comune di Napoli.
PALAZZO GRENOBLE
Dell’eclettico architetto-urbanista è anche il palazzo sito in via Crispi – in quello che di lì a poco sarebbe diventato il nuovissimo ‘Rione Amedeo‘ – dimora dello stesso politico Francesco Crispi, progettato nel 1889. Lo stile neorinascimentale adottato per il secondo edificio partorito dalla testa di Young, appena ventiseienne, era più sobrio rispetto a quello utilizzato da lui stesso per la costruzione di altri edifici partenopei.
Inizialmente, il palazzo nacque per ospitare l’Istituto Scuola per Ragazze ‘Mac Kean Bentik‘, nel 1919 diventa l’Institut Français ‘Grenoble‘. Oggi l’edificio ospita il ‘Consolato Generale di Francia‘, la scuola francese ‘Alexandre Dumas‘ ed il Centro di ricerche archeologiche ‘Jean Bérard‘.
PREMIO UTOPIA – IN ONORE DI LAMONT YOUNG
Pasquale della Monaco è l’ideatore del “Premio Utopia Lamont Young” dedicato alla memoria dell’architetto e alla difesa di Monte Echia e Villa Ebe, ultima dimora di Young. La consegna dei premi ha solitamente luogo presso l’Institut français di Napoli sito nel Palazzo Grenoble, progettato, come si è detto, proprio da Young nel 1800.
Il Premio è assegnato a persone che si prodigano per la diffusione della cultura e pongono l’attenzione sui territori storici abbandonati da tempo e che potrebbero risorgere con poco unendo Istituzioni e privati. Persone che credono negli ideali e trovano la forza e la determinazione per realizzare ciò che ai più pare impossibile, proprio come sognava Young, il quale ebbe l’unica sfortuna di nascere in un epoca che non seppe comprenderlo a pieno.
Ai fini della ricostruzione della storia delle opere e della vita privata dell’architetto partenopeo, indispensabile è stata la documentazione fornita da Francesco Carignani, studioso di Lamont Young ed autore dell’omonima pagina Facebook.
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