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Ercolano, ritrovamento unico al mondo: frammenti di cervello vetrificati

Gli studi sono stati condotti da un team di antropologi e ricercatori guidato da Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II di Napoli.

Ha dell’incredibile l’ultima scoperta rinvenuta dagli Scavi di Ercolano. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, rivista medica leader a livello mondiale, hanno rivelato la presenza di resti di materiale cerebrale rinvenuti in una delle vittime dell’eruzione, il cui scheletro si trova ancora oggi in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali.

La ricerca, condotta da un team di antropologi e ricercatori guidato da Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II di Napoli, vede la partecipazione del direttore del parco Francesco Sirano, del Prof.Piero Pucci del Ceinge – Biotecnologie avanzate ed il Prof. Massimo Niola dell’Università di Napoli Federico II, insieme a ricercatori dellUniversità di Cambridge.

Come si evince dagli studi condotti dal team dell’antropologo forense, il quale studia da anni gli effetti delle eruzioni del Vesuvio sul territorio campano e le popolazioni che lo hanno abitato nel passato, la conservazione di tessuto cerebrale è un evento estremamente raro in archeologia. In questo caso, la notizia assume una portata ancora più grande, nella misura in cui è la prima volta in assoluto che vengono scoperti resti umani di cervello “vetrificati” per effetto del calore prodotto da un’eruzione.

Sin dalle eccezionali scoperte avvenute all’inizio degli anni 80 del 900 presso l’antica spiaggia, il campione antropologico offerto dal sito di Ercolano si è rivelato di estremo interesse – dichiara Sirano – Gli studi di antropologia fisica sono ora supportati da analisi di laboratorio sempre più sofisticate. Stiamo inoltre associando ad esse innovative ricerche sul DNA degenerato che, come sembrano dimostrare lavori di prossima edizione da parte del dr. Petrone, ha ancora racchiuse in sé alcune parti della sequenza del codice in grado di chiarire origine e grado di parentela delle vittime ritrovate nelle rimesse delle barche presso l’antica spiaggia“.

I resti carbonizzati della vittima, che suo malgrado hanno permesso questa incredibile scoperta, furono portati alla luce già negli anni ’60, durante gli scavi condotti dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri. Dalla cenere vulcanica emerse anche un letto ligneo il quale ha contribuito a ricostruire la figura della vittima da parte degli archeologi.

Questi, ritengono infatti che potrebbe trattarsi del custode del Collegio consacrato al culto di Augusto, il quale, probabilmente dormiente sul letto rinvenuto dagli scavi, ha trovato la morte in pochi minuti avvolto dall’onda di calore e dalla nube densa di cenere e lapilli rotolata dai fianchi del Vesuvio.

L’ipotesi degli studiosi è che l’elevato calore dell’eruzione del 79 d.C., sia stato letteralmente in grado di bruciare il grasso ed i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello:

Questi straordinari dati possono peraltro confrontarsi con quelli derivanti dalle analisi sui materiali organici e sui coproliti rinvenuti nel corso degli scavi nelle fogne sotto il cardo V (scavi condotti in collaborazione con la Fondazione Packard) che hanno chiarito tanti aspetti del regime alimentare e contribuito ad arricchire il quadro delle più frequenti patologie che affliggevano gli abitanti di Herculaneum – continua Sirano – Se pensiamo a tutto quanto conosciamo attraverso la variegata documentazione scrittoria antica formata da documenti pubblici e privati (epigrafi su marmo, tavolette cerate, papiri, graffiti) davvero si comprendono l’inestimabile valore e le potenzialità ancora inespresse da questo prezioso sito UNESCO che il Parco Archeologico conserva e valorizza in un’ottica di ricerca aperta e multidisciplinare”.

Ercolano, ritrovamento unico al mondo: frammenti di cervello vetrificati di una vittima dell'eruzione del 79 d.C.