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“Io e Ilario ci amiamo, pronti per un bambino” La nuova vita di Daniela Falanga, figlia del boss di Torre Annunziata

Daniela, Presidente dell'Arcigay di Napoli racconta a Voce di Napoli la sua vita

“Ilario sta bene”. Lo dice prendendo un profondo respiro Daniela Lourdes Falanga, donna trans presidente dell’Arcigay di Napoli. Ilario è il suo compagno e da poco si è sottoposto ad una mammectomia bilaterale. L’intervento, delicatissimo, consiste nella rimozione del seno femminile e nella conseguente creazione dei pettorali maschili. Si, perché Ilario è uno di quei ragazzi che in forte alienazione con il genere assegnato alla nascita vive la rielaborazione del proprio genere per riaffermarsi come uomo. “Sta provando un felice dolore – ci dice Daniela – risultato di una scelta assolutamente personale che ha richiesto tanto tempo. Ilario ha atteso due anni e otto mesi per poter ridefinire quella parte del suo corpo. Lo ha fatto attraverso un procedimento legale con una richiesta al giudice per poter accedere a fondi del servizio sanitario nazionale”. Fondi che sono assolutamente insufficienti e che non fanno altro che aggravare la già delicata situazione dovuta alla mancanza di farmaci per la transizione o al costo elevatissimo che li rende praticamente inaccessibili.

“Ilario è andato a Trieste per l’intervento, li ha conosciuto il dott. Vittorio Ramella, Dirigente della Clinica di Chirurgia Plastica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata. Un medico bravissimo, uno dei pochi, purtroppo, specializzato in questa tipologia di intervento” ci spiega Daniela.

Il rapporto con Ilario si base su un sentimento raro. L’amore, quello vero. Lui e Daniela, infatti, desiderano sposarsi e mettere su famiglia. “Ci sposeremo. Il prima possibile – aggiunge – Ilario, inoltre, vuole avere un bambino. Il suo corpo è assolutamente predisposto ed accogliente per una gravidanza e non intende rinunciare alla possibilità di un figlio. Siamo finalmente liberi e consapevoli da poter destrutturare i parametri di genere“.

Ma la vita di Daniela Falanga è ricca non solo d’amore, ma anche passione e di impegni in qualità di presidente di Arcigay Napoli. Tante sono la battaglie da portare avanti come quella per una legge contro l’omotransfobia. “Una legge che nostro Paese non esiste perché qualche politico ritiene che non ce ne sia bisogno – dice con forza – Un provvedimento di questo genere consentirebbe di gestire le numerose denunce, permetterebbe alle vittime di discriminazione di difendersi al meglio”. Ma non solo. Daniela ci parla anche della totale assenza di enti di accoglienza per persone trans che vengono allontanate dalla famiglia e che si ritrovano improvvisamente sole. “Arrivano da noi donne e uomini trans di tutte le età. Non sappiamo dove collocarli, spesso subiscono violenza. Non ci sono enti preposti ad ospitare queste persone. Esiste a Roma un unico centro dove possono essere ospitati ragazzi fino a 21 anni. Superata l’età si ritrovano per strada”. E proprio a proposito di prostituzione, Daniela racconta quanto questa sia miseria di affetti, alienazione. “Al Sud il dato è molto alto. C’è chi pensa che la prostituzione sia arricchirsi quando ci sono donne trans costrette a 50, 60 o persino 70 anni a continuare a stare per strada, sole, senza la dignità di vivere serenamente la propria età adulta o la propria vecchiaia”.

Ma la vita di Daniela Lourdes è costellata da tante parentesi di dolore. Forse, la ferita più grande deriva dal quel non-rapporto con il padre, quel padre così imponente, con un nome pesante. Un papà boss a Torre Annunziata dove negli anni ’80 il primogenito aveva già un destino segnato. E quel bambino, Raffaele, prima che Daniela potesse sbocciare, ha sofferto tanto. Quando le chiediamo qual è oggi il rapporto con quel padre, risponde con un minimo di esitazione: “Ci incontrammo in una scuola a Napoli dove eravamo entrambi ospiti per un’iniziativa contro violenza di genere e transomofobia. Io ero relatrice, lui con altri detenuti metteva in scena una rappresentazione contro le discriminazioni. Al termine mi disse ‘Mi spiace, non ho mai sentito di essere tuo padre‘. Io l’ho guardato e gli ho risposto ‘E a quel bambino come lo si diceva?‘. Io oggi non ho bisogno di quel padre che mi è mancato, ho curato le mie ferite da sola. Non c’è un rapporto con lui per scelte etiche ed affettive e io oggi devo amare innanzitutto me stessa“.

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