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Simonetta uccisa a 11 anni dalla camorra, la sorella: “Porto il suo nome. Killer libero è un’ingiustizia”

La vittima era la figlia del magistrato Alfonso Lamberti. Morì il 29 maggio 1982 nel pieno della faida tra Cutolo e la Nuova Famiglia

Era il 29 maggio 1982. Il Pm Alfonso Lamberti era nella propria auto con la figlia Simonetta di soli 11 anni. Entrambi tornavano dal mare. Erano stati a Vietri, vicino Salerno, a godersi il sole e la spiaggia. Ma c’era chi aveva organizzato piani diversi per entambi.

Una strategia della morte pianificata e messa in pratica dai killer del boss Antonio Pignataro di Nocera. Infatti, mentre la vettura con all’interno padre e figlia continuava ad andare per la propria strada, ecco che si affiancò un’altra macchina.

Dentro c’erano i sicari della camorra che fecero fuoco colpendo alla testa Lamberti e trucidando la piccola Simonetta. Papà Alfonso è sopravvissuto all’agguato, sua figlia no. Dopo 37 anni, il boss Pignataro – protagonista con Raffaaele Cutolo della sanguinosa faida tra la Nuova Camorra Organizzata (NCO) e la Nuova Famiglia (NF) – è tornato il libertà.

I suoi termini di custodia erano scaduti da due anni. Così, il collegio del Tribunale di Nocera (in provincia di Salerno) ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dal suo avvocato Antonio Sarno. Ma questa decisione dei giudici non è piaciuta all’altra Simonetta Lamberti.

Quest’ultima è l’omonima sorella della vittima, che non a caso porta il suo stesso nome. “Quell’uomo l’avevo anche perdonato. Mi mandò due lettere, sembrava sincero, lo incontrai in tribunale e lo guardai negli occhi. Poi gli regalai una foto di mia sorella. Pensavo che fosse davvero pentito e che volesse pagare per le sue colpe. Non era così. Eppure è la seconda volta che torna in libertà. La condanna per l’omicidio di mia sorella aveva smesso di scontarla già due anni dopo la sentenza. Gli concessero i domiciliari perché aveva il cancro, e io quella volta non fiatai, pensavo che sarebbe stato come infierire contro un essere umano già colpito da una malattia così grave. Ma lui ha continuato a fare il camorrista e la giustizia continua a restituirgli la libertà. E allora no, non ci sto. Voglio sapere come è possibile che uno così sia stato rimandato a casa ancora una volta. Io lo so che probabilmente a me nessuno spiegherà nulla, perché i parenti delle vittime non hanno diritti. Possono essere parte civile al processo, ma poi tutto quello che viene dopo passa sulle loro teste e devono solo accettarlo. Però non è giusto. Pignataro ha ucciso mia sorella e ha ucciso l’intera nostra famiglia. Ho una sorella con cui non ho mai giocato, non ne conosco la voce, non ho nessun ricordo di me e lei. Solo la sua ombra. Che cerco inutilmente di afferrare ogni giorno“, ha dichiarato Simonetta al Corriere del Mezzogiorno.

Dopo la morte della figlia il magistrato Lamberti, oggi deceduto, ha dedicato la sua vita alla ricerca degli assassini e dei mandanti. Per farlo ha scalato la via per l’inferno, arrivando anche ad avere contatti con boss importanti del tempo. Alla fine non gli restò altro da fare che “imporre” quel nome alla sua seconda figlia. Si sarebbe dovuta chiamare Serena, ma Simonetta era un nome troppo doloroso da dimenticare.

Simonetta uccisa a 11 anni dalla camorra, la sorella: "Porto il suo nome. Killer libero è un'ingiustizia"