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“Nuovo” stadio, vecchie abitudini. I tifosi in piedi sui sediolini: scoppia la polemica

Hanno fatto discutere le foto di alcuni tifosi in piedi sui nuovi sediolini del San Paolo. "Ora basta", "Succede ovunque, bisogna fare manutenzione"

Quanto ha inciso lo stadio San Paolo sulla gara d’esordio del Napoli davanti a propri tifosi. Prima le polemiche sulla fine dei lavori, in particolare degli spogliatoi. Dopo le discussioni sui tifosi definiti incivili. Questi ultimi erano, però, aspettati al varco.

Da quando sono iniziati gli interventi per dare un volto “nuovo” all’impianto sportivo di Fuorigrotta, una delle tante domande che si è posta l’opinione pubblica è stata: “Ma ora quanto dureranno i nuovi sediolini considerato che in alcuni settori i tifosi guardano la partita in piedi“.

Così, ecco che le fotografie di tifosi in piedi sui nuovi sediolini hanno invaso i social. Su Facebook è esploso un vero dibattito. Chi ha parlato della vicenda in modo negativo è stato bollato come “sputtanatore” della città.

Gianni Simioli, ad esempio, ha parlato di “stadio nostro” e che chi si comporta così va “sputtanato” perché incivile. Altri portali, come la pagina “Il Napulegno“, ha invece puntato sui concetti di manutenzione e prevenzione. Il modello d’ispirazione è quello inglese.

LA DENUNCIA DI GIANNI SIMIOLI –

Quindi ? Lo stadio non è nostro ? Qualcuno mi ha già scritto accusandomi di fare sputtanapoli io invece dico che sputtanare questo ignobile 10% chiaviche sia più che giusto ! farlo dal vivo e mentre accadono episodi del genere sarebbe meglio e più efficace. Ovvio“.

IL POST DEL “NAPULEGNO” –

In Inghilterra funziona così. Prima della partita viene effettuato un controllo manuale dei sediolini. Tutti, se il personale è in numero adeguato, altrimenti a campione, come avviene più spesso.

Dopo la partita l’operazione viene ripetuta, si segnalano quelli rotti affinché siano sostituiti.

Per ragioni di sicurezza, non ci sono cestini sugli spalti, come non ci sono sulle piattaforme della metropolitana, perché sono teoricamente perfetti per infilarci una bomba.

C’è un cleaning team che si occupa di ripulire sommariamente le gradinate fra una partita e l’altra, ma che negli stadi più grandi e moderni opera di continuo nei ristoranti e in generale nelle aree adibite alla ristorazione.

La pulizia profonda dei sediolini avviene raramente, infatti spesso sono impolverati.

Dentro e fuori gli stadi inglesi operano centinaia di steward, in numero variabile a seconda della grandezza della struttura, che svolgono mansioni differenti in base alle qualifiche.

Ci sono gli addetti al traffico, quelli agli ingressi, quelli che svolgono sostanzialmente una funzione di accoglienza e rappresentanza, indirizzando gli spettatori ai loro posti, ma anche verificando che sussistano condizioni di sicurezza. Teoricamente, ognuno dovrebbe occupare il posto corrispondente al suo biglietto, nella realtà niente impedisce a due spettatori di scambiarseli.

Ci sono poi gli addetti alla security vera e propria che hanno una licenza particolare che gli permette di intervenire fisicamente.

Tutte queste figure professionali, qui descritte molto sommariamente, sono a carico del club che ospita il match sia che lavorino direttamente con lo stesso, che per un’agenzia esterna. Il loro numero varia da una decina in quinta serie ai mille e più degli stadi più grandi. Sono sicuramente di più, quindi, meglio pagati e meglio equipaggiati di quelli che vedo al San Paolo.

In Inghilterra, in sostanza, un sistema che ha trasformato il calcio in un’attività dai larghi profitti non si basa sull’assunto irrealistico che un evento di massa non presenti criticità, ma predispone un dispositivo (con i suoi relativi costi) per ridurle. Non si pensa che un sediolino non si possa rompere mai, ma si appronta una procedura di ricognizione e di sostituzione. Si chiama manutenzione, ne avrete sentito parlare.

È una mentalità pratica che contempla costi e benefici, non i piccoli Borrelli che fanno girare ossessivamente foto di quattro faretti mancanti o di qualcuno in piedi sui sedili, pochi su decine di migliaia di persone, io non ne ho visto neanche uno, per battersi il petto e dire quanto fanno schifo i napoletani.

A Londra e in Inghilterra, i faretti spariscono, i sedili si rompono e il sistema paga e li sostituisce, considerandoli un costo dell’attività, non certo un’antropologica tara degli inglesi o dei londinesi. Ma del resto si sa: la colonizzazione è uno stato mentale e i social sono il terreno di coltura perfetto per i nostri piccoli Tafazzi“.