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Salvini e il selfie con il figlio di Franchino ‘a belva, killer e boss di camorra

Un caffè insieme al figlio di Franchino ‘a belva, all’anagrafe Francesco Matrone, boss di Scafati (Salerno) arrestato nel 2012 dopo anni di latitanza e una condanna nel 2009  all’ergastolo dalla Corte di Appello di Salerno. “Un caffè insieme al mio caro amico Matteo” ha scritto sui social nei giorni Antonio Michele Matrone che da anni vive in Emilia Romagna nonostante sul proprio profilo Facebook fa sapere di lavorare per l’azienda di onoranze funebri Hermes, attiva proprio a Scafati.

Il selfie tra Salvini e Matrone è stato pubblicato in anteprima dal quotidiano Metropolis ed è stato scattato a Vignola, in provincia di Modena, dove domenica scorsa, 8 settembre, il leader della Lega ha tenuto un comizio. Franchino ‘a belva, prima di diventare boss dell’omonimo, è stato uno dei killer di riferimento del gruppo di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, elementi apicali della Nuova Famiglia, l’organizzazione camorristica che negli anni ’80 ha interrotto l’egemonia della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Un selfie inopportuna con Salvini che probabilmente non conosceva il suo interlocutore.

LA COMMISSIONE ANTIMAFIA – “Siamo rimasti allibiti per la foto, rilanciata oggi da alcuni quotidiani e siti napoletani, che ritrae Matteo Salvini con il figlio di un notissimo boss della camorra salernitana. Sarebbe stato il giovane a postare lo scatto, accompagnato dalla scritta: “Un caffè insieme al mio caro amico Matteo”. Il ministro del “più selfie per tutti” ci ha abituati in 14 mesi ad ogni tipo di foto, ballo ed esibizione canora, ma, se la politica balneare al Papeete poteva farci pure sorridere, qui invece c’è da piangere perché getta ombre su una persona che è stata ministro dell’Interno fino al giuramento del nuovo Esecutivo. Per questo motivo chiediamo pubblicamente a Salvini di chiarire al più presto la sua posizione, meglio ancora se lo facesse in Commissione Antimafia”. Lo dichiarano Andrea Caso e Francesco Urraro, membri campani della Commissione parlamentare Antimafia, con la portavoce Virginia Villani della Commissione Lavoro alla Camera. A loro, riferiscono, si sta rivolgendo cittadini “indignati”.