Voce di Napoli | Navigazione

Arriva in ospedale con il feto morto: donna incinta salvata dai medici, poi le minacce

L'Asl Napoli 1 Centro smentisce: "Nessuna aggressione"

Disperazione, rabbia e minacce al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli dove sabato mattina è andata in scena l’ennesima aggressione contro il personale sanitario. Protagonisti i parenti di una donna al nono mese di gravidanza accompagnata intorno alle 11 dai familiari in seguito a una forte emorragia vaginale.

La donna, originaria delle Case Nuove e già madre di due figli, è stata condotta in sala operatoria dove i medici hanno riscontrato la morte del feto prima di concentrarsi sulla paziente, che avrebbe dovuto partorire martedì 27 agosto con un taglia cesareo, per salvarle la vita.

Dopo l’intervento – così come riporta Il Mattino – i sanitari hanno comunicato ai familiari quanto accaduto. La morte del feto non è stata presa bene dai congiunti della donna che hanno iniziato a inveire e a minacciare medici e infermieri dell’ospedale di via Vespucci.

Si tratta dell’ennesimo episodio di violenza contro i camici bianchi avvenuto negli ultimi giorni. Il più grave ha riguardato una donna, medico chirurgo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, aggredita a pugni e schiaffi da altre due donne, parenti di un paziente, che le hanno provocato la frattura del setto nasale.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Asl Napoli 1 Centro che in una nota smentisce il tentativo di aggressione: “Stando a quanto riportato su alcuni siti on line, a seguito di un aborto si sarebbe prodotta la violenza da parte di alcuni familiari. “La realtà è ben diversa – dice il direttore generale Ciro Verdoliva – è stato lo stesso personale medico, presente in PS e in reparto, ad assicurarmi che tutto si è tenuto entro la comprensibile disperazione”. La donna, giunta in gravi condizioni dopo essere stata presso una struttura privata è stata subito assistita e sottoposta ad esami e procedure chirurgiche con la speranza di poter salvare la vita della piccola. Alla notizia della perdita della bambina i familiari della donna sono stati colti da comprensibile disperazione ma, in nessun momento si sono prodotte aggressioni verbali o fisiche a danno dei sanitari o di altro personale in servizio. “A nome di tutta l’Azienda – conclude Ciro Verdoliva – esprimo a questa famiglia tutto il nostro cordoglio per una perdita così devastante”.