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Arrestata “Monicuccia”, la “girata” del rione Pazzigno: bomba destinata ai rivali uccise compagno

Fu la prima vittima della faida a colpi di stese e bombe esplosa negli ultimi anni nella periferia orientale di Napoli tra il clan Mazzarella e la cosca dei Rinaldi. Erano quasi le 4 del mattino del 22 dicembre 2017 e Antonio Perna, 32 anni, insieme alla compagna Monica Veneruso, 43 anni, stava piazzando una bomba vicino al cancello d’ingresso di un condominio al civico 112 di via Ferrante Imparato, zona considerata dagli investigatori sotto il controllo del clan diretto dall’attuale latitante Ciro Rinaldi, detto My Way, supportato nella zona di San Giovanni a Teduccio dalla famiglia Reale e dal cosiddetto clan delle “pazzignane” (Minichini-De Luca Bossa-Schisa), proveniente dal rione Pazzigno e radicatosi poi tra il rione De Gasperi e il Lotto Zero di Ponticelli.

Doveva essere un avvertimento ai rivali, un messaggio mandato dal boss Salvatore Fido (stanato nei mesi scorsi poche ore dopo l’omicidio di un suo fedelissimo). Si trasformò invece in un drammatico autogol, con l’ordigno che esplose quasi tra le mani di Perna, deceduto poco all’ospedale Loreto Mare, ferendo gravemente la compagna. Quest’ultima venne dimessa dopo due settimane di ricovero al Cardarelli.

A distanza di un anno i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti della donna. Monica Veneruso, detta anche “Monicuccia“, è ritenuta responsabile della detenzione e dell’esplosione dell’ordigno, risultato costruito artigianalmente, nonché dell’omicidio colposo aggravato da finalità e metodo mafiosi del suo complice.

Veneruso, che aveva già precedenti per droga, in passato era legata al clan Reale perché moglie di Antonio Erbetti, affiliato ucciso in un agguato di camorra il 31 agosto del 2006 perché sospettato di aver fornito al clan Altamura informazioni sul gruppo rivale dei Formicola. All’epoca la donna viveva proprio nel rione Pazzigno, in una casa popolare controllata dalla camorra. Fu proprio la cosca dei Reale ad ordinarle di lasciare l’abitazione perché “persona non gradita al clan”. Lei, all’epoca incinta e già madre di quattro figli, si oppose e rischiò di essere uccisa dal clan Reale. L’agguato non andò a buon fine con “Monicuccia” che riuscì a salvarsi e con i carabinieri che arrestarono nel 2008 Salvatore Reale e Mario Nurcato per quell’agguato.

Poi la relazione con Perna e l’avvicinamento al clan rivale dei Mazzarella fino alla drammatica notte del 22 dicembre 2017.

La vittima Antonio Perna