La segnalazione di un gruppo di amici protagonisti di questa avventura culinaria
“Si affidino a me, combineremo loro un servizio del quale non si scorderanno mai più“, diceva il maitre che si “porta bene i centimetri” nel memorabile film Totò, Peppino e la malafemmina. Una cosa simile è capitata ad un gruppo di amici che hanno trascorso una serata a cena. In occasione del clima sereno e tranquillo, i ragazzi hanno deciso di passare la serata in uno dei ristoranti più conosciuti a Napoli e provincia, soprattutto per il pesce. Uno di loro ha ordinato un piatto di crudo, di cui – secondo quanto appreso da VocediNapoli.it – è molto ghiotto.
Appena arrivato il piatto, guarnito in modo impeccabile, ecco la bella “sorpresa” che si è trovato di fronte il giovane. Uno dei gamberoni che componeva la portata, si muoveva, insomma era proprio vivo, altro che crudo. Il ragazzo non si è perso d’animo, ha “decapitato” il crostaceo e l’ha mangiato gustandone il sapore. Il tutto era buonissimo, tuttavia, è scattata una discussione in merito alle norme sull’abbattitura del pesce da servire crudo.
La legge afferma che, “per un corretto impiego di pesce e cefalopodi freschi, in caso di consumo crudo, marinato o non completamente cotto, il prodotto deve essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a -18°, in congelatore domestico contrassegnato con 3 o più stelle” (decreto 17 luglio 2013 in attuazione della legge 8 novembre 2012, n. 189, fonte Ministero della salute, ndr).
Nello specifico delle attività commerciali (intese come locali e ristoranti, non solo punti vendita) – invece – c’è il regolamento comunitario, CE n. 853/2004, relativo a tutti i prodotti ittici destinati ad un consumo crudo o marinato. Tale normativa è stata basata sull’ordinanza Ministeriale del 12/05/1992 avente come oggetto: Misure urgenti per la prevenzione delle parassitosi da Anisakis. Il dispositivo legislativo obbliga i ristoratori a congelare preventivamente i prodotti ittici ad una temperatura di -20° per almeno 24 ore.
Nonostante ciò, in merito al caso specifico dei crostacei, secondo quanto riportato da Food Science: “Nel parere scientifico espresso dall’EFSA nel 2010 sulla valutazione dei rischi dovuti alla presenza di parassiti nei prodotti ittici, con il Regolamento UE n. 1276/2011 (recante modifiche all’Allegato III del Regolamento CE n. 853/2004), la sezione relativa ai parassiti nei prodotti della pesca è stata modificata. Per cui attualmente i prodotti della pesca da consumare crudi o praticamente crudi che devono essere sottoposti a preventivo trattamento di bonifica (almeno -20°C per almeno 24 ore) per prevenire il rischio di parassitosi sono unicamente i prodotti della pesca derivati da pesci pinnati e da molluschi cefalopodi. La possibilità di riscontrare larve di Anisakis nei crostacei comunemente consumati non è ritenuta al momento rilevante. Pertanto i crostacei somministrati crudi sono esonerati dall’obbligo di bonifica“.
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