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Interdittiva antimafia per la ditta Cesarano: contatti coi clan e funerali show dei Casamonica

Calvizzano, comune i cui membri elettivi sono stati interessati dallo scioglimento per infiltrazioni e condizionamenti di tipo mafioso, è passato alla cronaca a seguito di interdittiva antimafia cui è stata sottoposta la ditta funebre “Cesarano” a seguito di accertamenti di legami con esponenti criminali Nuvoletta e Polverino operanti nell’area maranese.

La segnalazione alla Prefettura partenopea che, ha attivato il Gruppo Ispettivo Antimafia per gli approfondimenti, è stata effettuata dal presidente della Commissione Straordinaria, Vice Prefetto Luca Rotondi, a seguito di alcune anomalie relative a familiari collegati con la criminalità organizzata già condannati.

A bussare la porta dell’azienda per l’esecuzione del provvedimento emesso dal prefetto di Napoli, Carmela Pagano, e di revoca delle concessioni amministrative emesso dal Comune, i Sovraordinati alla Polizia Locale,  diretti Biagio Chiariello e al settore amministrativo, coordinati da Antimo Orefice, unitamente agli agenti della Polizia Locale.

Particolare curiosità è stata rilevata dal fatto che la ditta è collegata con un’altra operante nel comune di Castellammare di Stabia, collegata al clan D’Alessandro e per il particolare che l’impresa risulterebbe la stessa che nel 2015 si occupò dei funerali show di Vittorio Casamonica, con l’impiego di carrozza ed elicottero, famiglia quest’ultima passata alla cronaca anche per le ultime operazioni di abbattimento delle ville abusive.

La notizia ha suscitato enorme risalto anche negli ambienti del Viminale con il Ministro Salvini che si è complimentato per le operazioni. Queste le sue parole: “Si occuparono dei funerali show dei Casamonica, a Roma, nel 2015: ora i re delle pompe funebri partenopee – gli Eredi Cesarano – hanno ricevuto l’interdittiva antimafia. A loro carico sono emersi una raffica di indizi per legami con la camorra. È l’ennesimo colpo ai clan e ai loro fiancheggiatori. Grazie alle forze dell’ordine, al prefetto, agli investigatori. La pacchia è finita e non ci fermiamo!”.