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Scontro Lapo-Agnelli, il boss scende in campo: “Pronti striscioni per Elkann”

Nuovo video-anticipazione lanciato da Report che lunedì 22 ottobre alle 21.15 su Rai 3 tornerà in onda aprendo con l’inchiesta che coinvolge il mondo Juve e la malavita organizzata, “dove si intrecciano i rapporti tra spie, ultras, mafia e calciatori”.

La trasmissione condotta dal Sigfrido Ranucci lancia uno stralcio dell’intercettazione del 2009 tra Rocco Dominello, ultras della Juventus, condannato nel 2017 per associazione mafiosa, e Fabio Germani, ex ultrà presidente della fondazione Italia Bianconera, anche lui condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta della DDA di Torino sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nella curva della Juve.

Si parla di favorire Lapo Elkann nell’eventuale corsa alla presidenze della Juve poi andata al cugino-rivale Andrea Agnelli. Dominello si dice pronto a far uscire striscioni in entrambe le curve per appoggiare la candidatura di Lapo.

L’inchiesta di Report, definita dallo stesso Ranucci come “qualcosa di impressionante” perché “sono coinvolti tutti i dirigenti della società”, mostrerà documenti e intercettazioni presenti nell’ordinanza “Alto Piemonte”, un’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Torino, coordinata dalla procura locale, che ha fatto emergere gli interessi della ‘ndrangheta nel bagarinaggio dei biglietti delle partite casalinghe della Juve.

LE PRECEDENTI ANTICIPAZIONI – Nei due video-promo lanciati da Report in queste settimane sono coinvolti prima Beppe Marotta, l’amministratore delegato dimissionario lo scorso 29 settembre, e Andrea Puntorno, leader da 20 anni dei Bravi Ragazzi, uno dei principali gruppi ultras della curva della Juventus, considerato dagli inquirenti vicino al clan mafioso Li Vecchi e uomo di fiducia della famiglia ‘ndranghetista dei Macrì.

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Di Marotta vengono pubblicati alcuni messaggi via WhatsApp con intermediario di Rocco Dominello per alcuni biglietti della gara di Champions del 2013 con il Real Madrid, poi sempre con Dominello concorda il provino di un ragazzo figlio di Umberto Bellocco, esponente di spicco del clan di Rosarno.

L’ultras Andra Puntorno, che sta finendo di scontare una condanna a sei anni e mezzo per traffico di stupefacenti (ha l’obbligo di dimora a Agrigento), racconta numeri, cifre, modalità del bagarinaggio allo Juventus Stadium e quanto gli ultras si siano arricchiti.
Il leader della curva bianconera racconta dell’incredibile giro di affari che derivava dal bagarinaggio che facevano grazie ai biglietti che la Juve gli metteva a disposizione. “30-40 mila euro” di guadagno per ogni partita casalinga. “Con questi soldi – spiega Puntorno – mi sono comprato due case, un panificio, mia moglie stava bene. Io lo dico perché non è un reato” aggiunge.

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Fondatore del gruppo “Bravi Ragazzi”, Puntorno conferma, come è già stato accertato da indagini recenti, che è la Juve a mettere a disposizione i biglietti (“E’ una cosa normale, è sempre stato così”) e spiega: “Siamo 6-700 persone, non tutte di Torino”. Tifosi che acquistano i biglietti non attraverso le normali procedure bensì per mano dei loro capi ultras che, per lucrare, li rivendono a prezzi maggiorati.

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Nella terza anticipazione Report lancia in esclusiva gli audio originali delle intercettazioni telefoniche di dirigenti e calciatori della Juventus dopo la morte di Raffaello Bucci, l’ex ultras assunto dai bianconeri nel 2015 come collaboratore e morto dopo un volo di 30 metri da un ponte dell’autostrada Torino-Savona, poche ore dopo essere stato ascoltato dai magistrati che indagavano sui rapporti tra ultras, ‘ndrangheta e Juventus.

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Per tutti, compresa la Procura di Cuneo che aveva inizialmente archiviato il fascicolo (salvo riaprirlo nel dicembre scorso), Bucci si sarebbe suicidato, ma nelle telefonate intercettate pochi minuti dopo la sua morte, il security manager della Juventus Alessandro D’Angelo sembra suggerire uno scenario diverso. Dapprima dice all’ex direttore del marketing Francesco Calvo: “Lo ha ammazzato”. Poi a Leonardo Bonucci racconta di un uomo “che aveva paura lo ammazzassero”.