Ha visto l’assassino uccidere il cugino con oltre 30 coltellate poi lo ha inseguito per alcune decine di metri aiutando la polizia a ritrovare il borsone dove l’omicida posò alcuni indumenti e il casco che indossava per non farsi vedere il volto.
Questa la testimonianza dell’avvocato Paolo Licenziati davanti ai giudici della prima sezione della corte di Assise di Napoli durante il processo che vede imputato Luca Materazzo, il 36enne accusato di aver ucciso il fratello, l’ingegnere Vittorio Materazzo, il 28 novembre 2016. L’omicidio avvenne nei pressi del palazzo dove l’intera famiglia viveva, in viale Maria Cristina di Savoia, nel quartiere Chiaia a Napoli.

Licenziati, cugino della vittima e dell’imputato, ha spiegato di essere accorso sulla scena del delitto perché richiamato dalle grida dell’ingegnere. Non è riuscito a guardare in volto l’assassino ma, sollecitato dall’avvocato della vedova Materazzo Enrico Frojo, ha affermato che l’uomo camminava come un “palestrato“, caratteristica questa che corrisponderebbe all’ “identikit” dell’imputato. Il processo, iniziato il 10 aprile scorso, riprenderà il 31 maggio con l’esame in aula di altri testimoni.
Materazzo, arrestato lo scorso 3 gennaio a Siviglia dopo oltre un anno di latitanza (e attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano), ha scelto di affrontare il processo con rito ordinario e non con rito abbreviato che gli avrebbe consentito di ricevere uno sconto di pena pari a un terzo. Materazzo ora rischia l’ergastolo. Dovrà difendersi dall’accusa di omicidio volontario. Secondo le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dai magistrati della Procura di Napoli Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia, coordinate dall’aggiunto Nunzio Fragliasso, Luca uccise il fratello con oltre 30 coltellate per dissidi di natura economica legati all’eredità di famiglia dopo la morte del padre Lucio.

