Tra cantieri sempre aperti, buche, fermate "fantasma" dell'ANM e parcheggio selvaggio, da piazza Vittoria a via Giordano Bruno è un inferno
L’avventura comincia dalla fermata dell’autobus di piazza Vittoria, quella che alle spalle ha via Calabritto e di fronte la Colonna Spezzata di via Partenope. Mentre attendo il pullman che mi porti a piazza Sannazzaro, intorno a me i piccioni e i gabbiani si contendono il territorio. Nonostante le aiuole della piazza siano tenute piuttosto bene, questi uccelli sono spesso a caccia di rifiuti che soddisfino la loro fame.
Mi sento un privilegiato, riesco ad attendere il mezzo pubblico con poca ansia. Ho la fortuna di guardare il mare, mentre tra uno sguardo e l’altro, butto un occhio allo schermo dove sono indicati i tempi di arrivo dei bus. Io posso prenderne ben 5 (EAV compreso) quindi la mia attesa mediamente non è molto lunga. Il problema è di quei miei poveri “amici di attesa” che hanno una scelta soltanto. In questo caso, il rischio di trascorrere gran parte della giornata alla fermata è molto alto.
Intravedo la scocca arancione del bus in arrivo e preparo il mio biglietto (eh si, nonostante sia in minoranza e il servizio pubblico non funziona io continuo a marcarlo). In questi giorni di pioggia continua che ci stanno facendo morire dal desiderio di avere qualche raggio di sole, la manovra per salire a bordo è più complicata: chiudi l’ombrello stando attento a non schizzare d’acqua nessuno, lo fai nel momento in cui sai di bagnarti il meno possibile. Se hai una borsa la difficoltà aumenta ma il vero pericolo è dato dalle pozzanghere. Ai bordi del marciapiede dove c’è la fermata si forma puntualmente un laghetto. L’espressione di terrore che si delinea sui volti di chi sta per salire sul pullman, mentre quest’ultimo arriva con le sue grandi ruote vicino la pozzanghera, sarebbe da immortalare per ricavarne un quadro che scimmiotti quello di Munch.
Una volta a bordo inserisco il biglietto nell’obliteratrice ed inizio il breve viaggio. Ed è in quel momento che comprendi che quei 10 minuti che possono trasformarsi in 15 o anche 20, possono regalarti una delle esperienze più incredibili della tua giornata. Al di la di alcune presenze bizzarre, si comincia con i continui sussulti che il bus, già vecchio e stravecchio, ha sui pochi san pietrini rimasti della Riviera di Chiaia. Tante le buche, tanti i “salti” che facciamo noi passeggeri all’interno del pullman.
Poi ha inizio la “sceneggiata” al modico costo di 1,20€ (il prezzo del biglietto). Quasi all’altezza dell’incrocio con Piazza San Pasquale ci sarebbe la prima fermata. Ho usato il condizionale perché da questo lunedì la fermata è stata soppressa. Il motivo? I lavori per il rifacimento del manto stradale che vanno avanti da qualche tempo. Il problema è che non c’è nessun cartello che spieghi la cosa in questo modo, chi è a bordo pretende di scendere e chi sta aspettando alla fermata vuole salire sul bus. Ovviamente a partire proprio da lunedì le discussioni tra i viaggiatori e gli aspiranti viaggiatori, con i conducenti, hanno animato tutta la mia permanenza sul pullman.
Chiuso il primo atto ha inizio il secondo. È stata istituita una fermata provvisoria davanti al nuovo largo Pignatelli (l’unica cosa bella fino ad ora dopo il mare iniziale). Ovviamente ne sono a conoscenza solo gli autisti che non vedendo nessuno in attesa proseguirebbero la loro corsa senza problemi. Sono fermati soltanto dalle discussioni di chi non è sceso dal bus in precedenza e che quindi lo fa adesso. Questa volta il cartello c’è, è piccolo, giallo e rettangolare. È affisso al palo di un altro cartello della segnaletica stradale ma c’è!
La storia continua e dopo aver superato la strettoia per i lavori della metro dell’arco Mirelli (e per il palazzo Guevara di Bovino crollato nel 2013), anticipata dalle auto parcheggiate a entrambi i lati della strada, eccoci al gran finale: via Giordano Bruno. Attenzione perché qui c’è l’apoteosi dell’anarchia napoletana. Infatti, non c’è una sola benedetta mattina che non ci sia qualche auto ferma in doppia fila e se va bene con le quattro frecce. Chi deve andare dal tabaccaio per comprare le sigarette, chi al supermercato per una spesa veloce, chi al bar per un caffè. Nessuna di queste persone educate e civili, si è mai chiesto se nel frattempo fuori, in strada, il traffico e la viabilità siano regolari. Se si fossero poste la domanda e sarebbero andati a guardare, avrebbero notato il caos. Clacson che strombazzano a mille, auto che provano sorpassi azzardati dimenticando che c’è un doppio senso, bus bloccati a cui è impedito di circolare. Il tutto mentre in quei pochi metri ci sono anche un parcheggio per i taxi (non ne ho mai visto di più scomodi dove le vetture sono costrette a manovre d’autore per entrarci) e un mercatino molto frequentato.
Ma quando è che scatta l’applauso? Nel momento in cui ti accorgi che non c’è mai un vigile. Mai! Eppure le facce di tutti coloro che si imbattono in questo spettacolo, pedoni e automobilisti, sono cariche di disperazione, assuefazione, rabbia, rassegnazione. Si vede, però che a nessuno di loro è mai venuto in mente di fare qualche segnalazione alle autorità competenti. Infine, la standing ovation, quel momento in cui non puoi che alzarti per osannare i protagonisti della commedia: quando una volta (e aggiungo finalmente) arrivato al traguardo, alla mia amata fermata, devo scendere dal bus. Proprio ora ti rendi conto di quanto questo arco di tempo trascorso su quel pullman ti abbia riempito la giornata. Perché si ripete una situazione emblematica: mentre tu scendi dalla porta centrale come previsto dalle regole, vieni letteralmente travolto da chi vuole salire. Devi fare attenzione, la foga di chi sta alla fermata è fortissima e senza rispetto. Però, in fondo, vanno capiti. Hanno atteso tanto e devono accaparrarsi il posto a sedere, altrimenti poi devono avere il pensiero di un eventuale borseggiatore, di un pazzo o di qualcuno che quella mattina ha deciso di non lavarsi.
Però alla fine ci sono riuscito, ho toccato terra e non mi sono inginocchiato a baciarla, come i più grandi esploratori della storia hanno fatto con approdi famosi, soltanto per una questione di igiene e pulizia. Ho avuto il broncio, tra i denti ne ho mandato parecchi a quel paese. Poi ho ricordato ogni volto, ogni espressione, ogni gesto. Tutto, come una sequenza di fotografie, è passato nella mia mente. E mi è spuntato un sorriso amaro sulla faccia.