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La faida per l’eredità dei “Capitoni”, 7 omicidi in un anno e mezzo: Palumbo e Mele uccisi a casa loro

Li hanno aspettati nel loro quartier generale, entrando in azione appena la Peugeot 307 di colore bianco si è fermata all’altezza della seconda traversa di via Janfolla, nei pressi dello stabile dove risiedeva una delle due vittime. Sono morti nel loro fortino Biagio Palumbo, 53 anni, e Antonio Mele, 57, detto anche ‘o animale, crivellati da una decina di proiettili, tutti dello stesso calibro, mentre si trovavano sotto l’abitazione di Palumbo.

A 24 ore dall’omicidio avvenuto a Miano, periferia nord di Napoli, proseguono serrate le indagini dei carabinieri della Compagnia Vomero. I miliari stanno ricostruendo le ultime ore di vita delle due vittime e il loro spessore criminale in un contesto malavitoso segnato nell’estate del 2016 dal pentimento dell’ultimo boss dei “Capitoni”, quel Carlo Lo Russo che a partire dal suo ritorno a Napoli (luglio 2014 dopo anni di detenzione) ha ripreso in mano le redini del clan commissionando a giovani incoscienti stese e omicidi per assumere il controllo degli affari illeciti (spaccio di droga in primis ma anche il controllo dei prodotti alimentari e del racket) tra il Rione Sanità, Miano, Chiaiano e Piscinola. Poi nell’aprile del 2016 l’arresto e nell’estate successiva l’inizio della collaborazione con la giustizia, ha di fatto “inguaiato” i suoi affiliati già traditi negli anni precedenti dai pentimenti degli altri componenti della famiglia (ad eccezione di Giuseppe Lo Russo, il più anziano di tutti, in carcere da quasi 20 anni).

7 OMICIDI IN 17 MESI – Da quel giorno Miano è diventato territorio di conquista e di regolamento di conti. Si è iniziato il 15 settembre con l’omicidio a Chiaiano di Giuseppe Guazzo, 38 anni, ritenuto dagli investigatori vicino al clan Lo Russo. Si è proseguito poi due settimane dopo, il 30 settembre, con il duplice agguato in cui persero la vita in vico Cotugno a Miano Domenico Sabatino, 40 anni, e Salvatore Corrado, 37 anni, anche loro nell’orbita dei “Capitoni”. Poi dopo una calma apparente durata diversi mesi, il 27 maggio 2017 è toccato a Carlo Nappello, 44 anni (detto ‘o Pavone), e al nipote omonimo di 23 anni, entrambi legati al ras Valerio Nappello, ex braccio destro di Tonino Lo Russo (zio di Mario e figlio di Salvatore), anche lui passato dalla parte dello Stato.

A sinistra Biagio Palumbo, a destra Antonio Mele

UCCISI SOTTO CASA – Con i due di ieri, sono sette gli omicidi in 17 mesi. Un segnale che non può essere più ignorato. Sta ora agli investigatori capire chi sono le famiglie in gioco per accaparrarsi il controllo del territorio. Una cosa però sembra essere inequivocabile: chi ha aspettato e ucciso Palumbo e Mele, ha agito indisturbato in un territorio come quello di via Janfolla dove difficilmente si passa inosservati. Segno che l’ordine di ammazzare i due ex “Capitoni” è stato avallato anche da chi controllerebbe gli isolati dell’ex quartier generale dei Lo Russo. In quelle traverse vivevano infatti i Capitoni, ultimo in ordine di tempo il boss Carlo, e vivono tutt’oggi alcuni suoi colonnelli.

LO SPESSORE CRIMINALE DELLE DUE VITTIME – Biagio Palumbo era considerato dagli investigatori vicino al clan di Miano. In passato ha scontato  una condanna per estorsione, usura ed associazione a delinquere pronunciata dalla Corte d’Appello di Firenze dove per un periodo ha vissuto in regime di semi libertà proprio nel capoluogo toscano. Antonio Mele, alias ‘o animale, è ritenuto – così come emerge da recenti ordinanze – un vero e proprio affiliato al clan Lo Russo anche se non sarebbe mai stato condannato per 416bis. Il suo peso all’interno del clan dei Capitoni è legato al braccio armato dei boss e in particolar modo a Raffaele Perfetto e Oscar Pecorelli (entrambi in carcere da anni).

IL RITORNO DI ‘O CECATO – Se da una parte di Miano c’è Valerio Napello agli arresti domiciliari, nella zona di via Janfolla, a pochi isolati dal luogo del duplice omicidio, è tornato l’estate scorsa Pasquale Angellotti, conosciuto meglio con il soprannome di Linuccio ‘o cecato. Quest’ultimo è stato sottoposto da poche settimane agli arresti domiciliari dopo  aver evitato due condanne all’ergastolo.
Secondo le ultime informative delle forze dell’ordine, nella zona a contendersi gli affari illeciti ci sarebbero diverse famiglie legate in passato ai Lo Russo. Da una parte ci sarebbero i Nappello, dall’altra i fedelissimi dei Perfetto (in cui rientrerebbe anche Angellotti). Non va però sottovalutato il ruolo degli Stabile-Ferrara della vicina Chiaiano e soprattutto la longa manus dei Licciardi della Masseria Cardone,  che in passato hanno vissuto più di qualche rapporto conflittuale con i “Capitoni” e in questi ultimi anni potrebbero aver approfittato della situazione.