In attesa che i vertici federali e lo stesso Ventura si decidano a fare chiarezza una volta per tutte a quasi 48 ore dalla clamorosa mancata qualificazione ai Mondiali in Russia, continuano a venir fuori voci sulla spaccatura presente nello spogliatoio azzurra e più precisamente tra i senatori (i vari Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, De Rossi) e l’attuale commissario tecnico.
Alla vigilia della sfida d’andata contro la Svezia erano emerse pressioni da parte degli stessi senatori per scendere in campo con un conservativo 3-5-2 che non prevedeva la presenza di Lorenzo Insigne. Ne abbiamo parlato qui.
Nel match di ritorno, dopo la sconfitta per 1-0 in Svezia e un risultato assolutamente da ribaltare, gli stessi senatori avrebbero fatto pressioni su Ventura per cambiare modulo e scendere in campo con un più offensivo 3-4-3 (quindi sempre con la solita BBC in difesa). Un modulo che questa volta prevedeva l’utilizzo dal primo minuto dell’attaccante di Frattamaggiore. Momenti di tensione che hanno di fatto minato la serenità del gruppo sceso poi in campo con il modulo e i giocatori scelti, sciaguratamente, da Ventura.
Lo sfogo dello stesso De Rossi durante la gara (“Che entro a fare? Dobbiamo vincere non pareggiare”) è stata poi un’altra parentesi di un gruppo che non si rispecchiava più nelle scelte del suo allenatore. Chi ci ha rimesso, oltre a tutto il movimento calcistico italiano, è stato Lorenzo Insigne. Uno dei giocatori più in forma degli ultimi anni. Lorenzo al ritorno a Napoli ha dichiarato di “aver sempre accettato le scelte del mister. Non ho nessun rimpianto. Per lui erano quelli gli uomini giusti. Con la maglia della Nazionale le scelte si accettano sempre”.
Il quotidiano Il Mattino rivela un ulteriore retroscena. A Coverciano Ventura aveva ammesso a Insigne l’idea di escluderlo nella prima partita a Solna slvo però dargli una maglia da titolare al ritorno. “Giocherai a Milano” aveva garantito l’allenatore a Insigne. Come è andata a finire, purtroppo, lo sappiamo tutti.