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Mastella, l’assoluzione che fa riflettere sul vero significato di “Giustizia”

La vicenda che ha riguardato il Sindaco di Benevento è davvero vergognosa, sotto tutti i punti di vista

Non credo sia stata colpa dei giudici, penso più ad una manovra di qualche servizio deviato. I cronisti hanno ricevuto alcune mie intercettazioni a Napoli da uno interno alla Prefettura. E poi, dal punto di vista politico, non dimentichiamo che Veltroni voleva fottere Prodi per fare il Partito Democratico“, secondo Clemente Mastella sarebbero queste le vere ragioni della caduta del governo guidato da Romano Prodi avvenuta nel 2008. Prima di raccontare una vicenda giudiziaria davvero scabrosa per il significato che ha rappresentato rispetto al funzionamento della giustizia in Italia, è giusto fare questa premessa: quello che dice Mastella non è affatto improbabile, in fondo la sinistra più che una vocazione governativa ha sempre avuto l’obiettivo di distruggere i propri leader. E in più, aggiungo, i fatti che vedono protagonista l’ex Senatore e fondatore dell’Udeur, hanno comunque forzato la caduta di un esecutivo che ha avuto la fiducia da un Parlamento democraticamente eletto. Si potrebbe cogliere in questa vicenda un carattere piuttosto sovversivo rispetto all’ordine democratico previsto dalla nostra Costituzione e che contraddistingue le istituzioni italiane.

Detto questo, per descrivere quello che è accaduto all’attuale Sindaco di Benevento, dobbiamo fare un salto indietro di 9 anni esattamente a Santa Maria di Capua Vetere. È qui che è iniziata l’inchiesta che ha visto l’ex Ministro della giustizia sott’accusa per aver fatto delle presunte pressioni sull’allora Presidente della regione Campania Antonio Bassolino (che ha sempre negato), con l’obiettivo di ottenere la nomina di Direttore dell’ASL del capoluogo sannita. Inoltre, un altro filone dell’indagine condotta a Napoli, ha sviluppato un’ipotesi accusatoria secondo la quale il leader di Ceppaloni avrebbe commesso il reato di associazione a delinquere per le nomine all’agenzia regionale Arpac.

Il 18 gennaio 2008 è scoppiato il terremoto politico. La moglie di Mastella, Sandra Lonardo, che ha presieduto il Consiglio regionale della Campania, è finita agli arresti domiciliari insieme ad altri esponenti dell’Udeur, il partito fondato proprio da Mastella. Quest’ultimo ha dato le dimissioni da Ministro, goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio il secondo governo Prodi. Il Tribunale del riesame ha confermato il dispositivo cautelare in Cassazione. Il 26 ottobre del 2009 un primo gruppo di imputati, tra i quali figura la Lonardo ma non il marito, sono stati rinviati a giudizio. Il 15 febbraio del 2010 c’è stata la prima udienza. La posizione di Mastella è stata, nel frattempo, messa in stand by in attesa della pronuncia della Consulta sull’utilizzo delle intercettazioni fatte nei confronti dell’ex Segretario dell’Udeur.

I tempi del dibattimento si sono allungati inesorabilmente, l’istruttoria è stata complessa, gli indagati sono stati in libertà, le intercettazioni dovevano essere trascritte e in un paio di occasioni è stato cambiato il collegio giudicante. Si è arrivati a dicembre del 2013, dove la posizione dell’ex Senatore è stata unita a quella degli altri imputati. Per arrivare a sentenza sono passati altri 4 anni, ma la storia potrebbe avere anche un altro finale. Infatti è ancora vivo il ramo dell’inchiesta che vede Mastella accusato per associazione a delinquere. In questo caso, durante l’udienza preliminare, il Gup ha prosciolto tutti gli indagati. La Procura, però, ha fatto ricorso in Cassazione. Quest’ultima ha annullato il proscioglimento ed un altro Gup ha autorizzato il rinvio a giudizio. Tuttavia, il Tribunale ha rigettato la fondatezza dell’atto accusatorio rimandando le carte al Pm che ha fatto un nuovo ricorso presso la Suprema Corte. Lo scorso 26 giugno i giudici hanno deciso che questo ricorso è inammissibile. Adesso la palla passa alla Procura, ma come ha dichiarato l’avvocato difensore di Mastella Alfonso Furgiuele: “Gli imputati sono stati già assolti dai reati di scopo. Non si è mai vista un’associazione a delinquere che non ha commesso delitti. E su questo, spero, dovremmo essere tutti d’accordo”.

Inoltre, ha affermato il legale, “è stata una vicenda davvero incredibile. Basta pensare che l’allora Governatore Antonio Bassolino non era stato inserito dalla Procura nell’elenco dei teste. Lo è diventato soltanto lo scorso 17 gennaio su richiesta della difesa. Purtroppo di questo caso si parla perché c’è di mezzo Mastella, ma purtroppo cose del genere capitano ordinariamente“. Ecco mi vorrei soffermare su quest’ultima frase: “Purtroppo di questo caso si parla perché c’è di mezzo Mastella, ma purtroppo cose del genere capitano ordinariamente, parole semplici e allo stesso tempo dure come la pietra. Parole che dovrebbero lasciare tutti sconvolti. Perché è vero, la nostra giustizia funziona così. O meglio non funziona. E di conseguenza, se uno come Mastella, non senza sofferenze, ha potuto difendersi al meglio, ad un cittadino comune che entra in questo vortice di mala giustizia quali “armi” restano per far valere i propri diritti, dimostrando la propria innocenza per poi ottenere giustizia? Nessuna, perché in Italia la giustizia non è uguale per tutti, agevola i più ricchi. La sinistra avesse mai fatto una battaglia su questo argomento, quella stessa sinistra tanto affezionata alle disuguaglianze sociali ed economiche degli italiani!

Anni e anni per arrivare a sentenza, in un paese che è costantemente condannato dalla Corte Europa dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per l’irragionevole durata dei processi. Eppure l’unica soluzione trovata da questo governo quale è stata? Quella di allungare la prescrizione, cioè la garanzia che ha un imputato per non restare tutta la vita sotto processo. Poi l’utilizzo delle intercettazioni, spesso illegale, accompagnate da titoloni ad effetto su giornali e tv che condannano a prescindere un indagato, rovinandogli immagine e carriera. Se poi questa persona che nel frattempo – magari – ha anche già scontato un pò della sua pena attraverso la carcerazione preventiva risulterà innocente, sarà passato tanto di quel tempo da non suscitare più alcun interesse, rispetto a quando gli è stata rivolta l’accusa. In caso di assoluzione i titoli e la gogna mediatica sono scomparsi magicamente. In Italia l’avviso di garanzia non è uno strumento, appunto, di garanzia ma già la pronuncia di un giudice che non sarebbe neanche terzo visto che nel Belpaese non esiste la separazione delle carriere tra inquirenti e giudicanti. E se poi un imputato che è stato assolto volesse citare il Magistrato e il giudice che rispettivamente l’hanno ingiustamente accusato e condannato, dovrà attendere che il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) sanzioni il Pm di turno. Statisticamente questa opzione è rarissima ed è anche in palese conflitto di interessi: è come se a giudicarmi per un grave errore che ho commesso siano i mei genitori insieme ai miei amici. Ma anche se il CSM dovesse sanzionare il Magistrato, a risarcire il povero cittadino vittima della giustizia italiana, è lo Stato, cioè noi. Esatto, non paga l’esponente della Procura, ma per i suoi sbagli paghiamo noi cittadini.

Ecco, in questo quadro abbastanza desolante che riguarda il penale (perché se volessimo parlare anche del civile non ne usciremmo più!) e che incide con forza sia sulla società che sull’economia (in quanto disincentiva chiunque ad investire in Italia), esiste ancora nel deserto politico italiano una realtà che crede in una giustizia giusta e che soprattutto offre le proposte tecniche per mettere in atto una riforma strutturale della giustizia? Esiste una forza politica in grado di porre la parola fine al rapporto di compresenza tra il mondo politico, giudiziario e mediatico che a seconda dei casi coincidono o si scontrano? Sarebbe un atto di coraggio per la politica, uno scatto di reni, magari impopolare, ma almeno in futuro potremmo evitare di assistere a lunghi ed inutili processi.