Il Riesame lo scarcera ma la procura lo rimanda in cella. La compagna era pronta ad abbracciarlo all'uscita
La sua libertà è durata pochi minuti, giusto il tempo vedere da lontano la compagna che lo aspettava all’uscita del carcere. Era pronto ad abbracciarla quando gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno nuovamente riportato in cella eseguendo un nuovo decreto di fermo disposto dalla procura di Napoli.

E’ quanto accaduto nella giornata del 4 settembre a Domenico D’Andò, il 23enne arrestato ad Afragola lo scorso 24 luglio dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli per l’efferato omicidio di due contrabbandieri, Luigi Ferrara, 43 anni di Casoria, e di Luigi Rusciano, 53 anni di Mugnano, scomparsi il 31 gennaio scorso e ritrovati due settimane dopo, il 16 febbraio, sotto a un albero di mimose in contrada Ferrarese ad Afragola.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, i due furono attirati in un appartamento di Giugliano, uccisi con armi bianche e poi tagliati a metà per facilitare il trasporto nel luogo designato per la loro sepoltura. Ad agire D’Andò, nipote di Pietro Caiazza, ras degli Amato-Pagano arrestato pochi giorni prima del duplice delitto, e un ragazzino, I.A., all’epoca dei fatti 16enne.
DECORRENZA DEI TERMINI – D’Andò ieri ha rischiato seriamente di uscire dal carcere. Il Tribunale del Riesame ha infatti accolto l’istanza presentata dal suo legale, l’avvocato Domenico Dello Iacono, disponendo la scarcerazione per decorrenza dei termini per associazione finalizzata al contrabbando, reato connesso a quello di omicidio. Sono oggetto infatti dello stesso procedimento perché collegati dal fatto di essere stati perpetrati dalla stessa persona con il vincolo della connessione teleologica.
LA MOSSA DELLA PROCURA – Accolta la richiesta dell’avvocato Dello Iacono, D’Andò era pronto a lasciare il carcere quando la pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Vincenza Marra, – come da prassi – ha disposto un nuovo decreto di fermo nei suoi confronti per evitare che lasciasse il carcere. Sarà ora il giudice per le indagini preliminare nelle prossime ore a convalidare o meno la richiesta dalla procura partenopea.
