Il racconto del padre del 23enne, morto al Loreto Mare per una presunta mancata assistenza medica, dopo un grave incidente stradale
È bufera sul Loreto Mare, l’ospedale dove è stato ricoverato d’urgenza in codice rosso Antonio Scafuri, il giovane di 23 anni arrivato li nella serata del 16 agosto con politraumi e contusioni multiple dovute ad un grave incidente stradale. L’assistenza medica secondo i dottori che l’hanno visitato sarebbe dovuta essere immediata, con un pronto intervento che avrebbe previsto il trasferimento al Vecchio Pellegrini.
Invece Antonio ha dovuto attendere 4 ore prima di essere preparato e portato su un’ambulanza che lo ha trasportato presso l’altro ospedale, ma una volta arrivato era già senza vita e per lui non c’è stato nulla da fare. Proprio il 19 agosto il Consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli ha pubblicato un post su Facebook dove ha denunciato l’intera vicenda. A fare scalpore è stata la la pubblicazione della relazione scritta dal responsabile del pronto soccorso del Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo che ha raccontato la sua versione dei fatti.
“Dopo le indagini radiografiche e Tac veniva riportato in codice rosso dove i rianimatori constatavano un progressivo peggioramento delle condizioni generali ed un progressivo calo dell’emoglobina ai valori 7. Si provvedeva a richiedere il sangue in urgenza e alle ore 1.04 avveniva il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata ed in imminente pericolo di vita. Ciò nonostante il paziente rimaneva in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso mentre le anestesiste intervenute rientravano in rianimazione. Alle 1.45 venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro Presidio per eseguire una angioTac e la cosa si rallentava perché ‘non vi era accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento’, ho chiesto al medico che aveva in carico il 23enne di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perché il codice rosso era bloccato da circa quattro ore. Il medico di turno risponde che ‘sapeva lui cosa doveva fare e che le cose andavano bene così’. Nel frattempo viene deciso chi doveva accompagnare il paziente. Ma intanto alle ore 3.30 il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, mi veniva a chiedere cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che peggioravano. Mi precipitavo al Pronto soccorso chiedendo che un infermiere del Pronto soccorso si offrisse volontario per l’accompagnamento e raccomandavo di far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo. Il gruppo parte ma senza rianimatore“, queste le parole di Pietroluongo, che avrebbe avuto anche dei contrasti con dei colleghi per l’esecuzione di queste procedure di emergenza.
A quel punto la missiva del responsabile si chiude con una denuncia alla dirigenza del Loreto Mare: “A motivo di quanto esposto credo che i fatti evidenzino una superficialità di comportamento ed un disprezzo per la tutela dell’utenza ancora prima dell’inosservanza ai più elementari doveri professionali. Chiedo ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva di intervenire e di denunciarle alle autorità competenti“.
Oggi, Il Mattino ha pubblicato lo sfogo del padre di Antonio: “Me l’hanno ucciso. Mio figlio era un leone e l’ho perso a causa della totale negligenza dei medici che l’avrebbero invece dovuto curare. Voglio la verità, soltanto la verità su quanto accaduto. E per questa verità combatterò ogni giorno della mia vita. Erano le 21 quando siamo entrati al pronto soccorso. Una volta accolto e sistemato su un lettino ci è stato detto che occorreva fare un Angiotac. Si saranno fatte le 4 quando sono andato in escandescenze, diventando anche maleducato. Intanto due medici avevano litigato sotto i nostri occhi: uno dei due doveva accompagnarci a fare l’Angiotac. Alla fine uno dei due si è deciso: siamo saliti sull’ambulanza per recarci nell’area dove doveva essere effettuato l’esame. Alle 8 ci hanno detto che l’esame aveva dato esiti favorevoli ma che il ragazzo sarebbe comunque stato sistemato in Rianimazione a causa delle ferite riportate. Antonio era lucido“, queste le parole di un genitore distrutto dal dolore, che non solo sta sopportando il fatto che il proprio figlio di soli 23 anni sia deceduto, ma ha poi dovuto ingoiare questa tragica svolta. Antonio potrebbe essere morto per il mancato intervento dei sanitari che avrebbero dovuto provvedere al primo soccorso e poi al trasferimento del 23enne al Vecchio Pellegrini. Purtroppo come è finita la storia lo sanno tutti, non c’è stato nessun lieto fine.