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Loris Grancini, ultrà della Juve, indagato per estorsione. Ma non è Genny ‘a carogna…

Ma come possono offendere così la giurisprudenza i giudici italiani?“. Su Facebook si è scagliato così contro l’inchiesta che lo vede indagato, insieme ad altri due tifosi bianconeri, per tentata estorsione ai danni del titolare di una società di eventi per ottenere i biglietti per le partite della Juve.

Loris Grancini, 44 anni, storico capo ultrà di Viking, il gruppo di tifo organizzato più importante della Juve, è finito nuovamente nel mirino della magistratura italiana, per l’esattezza di quella milanese. Coinvolto anche nelle indagini sul suicidio del capo ultrà dei Drughi, Raffaello Bocci e sulle inflitrazioni della ‘ndrangheta nella gestione dei biglietti dello Juventus Stadium, Grancini rischia il rinvio a giudizio per tentata estorsione.

Residente a Cernusco, nel Milanese, avrebbe costretto il titolare di un’agenzia di eventi  “a procurare biglietti” con minacce più o meno esplicite. “Bello alto qui, sai come brucia facilmente?“. Lo scorso maggio sempre per intimidire il titolare della società avrebbe fatto riferimento a “questi calabresi di Corsico“, comune dell’hinterland milanese.

Grancini tuttavia non gode della fama mediatica di Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, arrestato nei giorni scorsi per traffico internazionale di droga e salito agli onori della cronaca nella finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina il 3 maggio del 2014.

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In quell’occasione fu accusato di aver intavolato una trattativa con i giocatori del Napoli per far slittare il fischio d’inizio della finale. Quel giorno, prima della partita, venne ferito a morte Ciro Esposito da un ex ultrà della Roma, Daniele De Santis. ‘A carogna e altri tifosi napoletani provarono a chiedere maggiori delucidazioni e rispetto per il ragazzo di Scampia che dopo 53 giorni di agonia morì in ospedale a Roma.