A rilasciare l’intervista scottante è Luigi Giuliano, boss pentito dell’omonimo storico clan di Forcella. L’ex rampollo della famiglia camorrista ha scelto di cambiare vita, adesso ha 45 anni, lavora al Nord Italia e fa il facchino. Ha stravolto totalmente la sua esistenza e ora ha un pensiero fisso, quello di poter aiutare gli altri ragazzi rimasti a Napoli appartenenti alle famiglie malavitose.
Figlio di Nunzio Giuliano e nipote di Lovigino, chiamato da tutti ‘o Rre, eredita un pesante cognome che segna la sua intera esistenza, ma per lui la vita cambia quando accadono eventi che stravolgono tutto. Il padre, è uno dei fratelli Giuliano, si dissociò dalla camorra negli anni ’80 dopo la morte di un suo figlio 17enne per un’overdose di droga, ma fu ucciso il 21 marzo 2005 a via Tasso, probabilmente per una vendetta trasversale dopo il pentimento del fratello Luigi. Una vita passata a predicare la dritta via quella di Nunzio che finalmente col tempo ha raddrizzato il percorso del figlio. Per molti anni infatti Luigi è stato un capo del clan Giuliano, che ancora oggi è in guerra per il territorio del centro storico contro i Mazzarella e i Sibillo, poi ha deciso di pentirsi e ricominciare la sua vita partendo da zero. Quando il padre fu arrestato nel 2000 infatti il ragazzo scelse di seguire le orme di violenza degli zii Luigi, Guglielmo e Raffaele che in quel momento comandavano la città: “Facevo uso di droga e quando avevo voglia di accoltellare qualcuno, magari perché mi era antipatico, o di sparargli perché non mi salutava, io lo facevo“.
In una lunga intervista per il Corriere del Mezzogiorno parla del suo percorso di crescita interiore per allontanarsi dall’ambiente malavitoso napoletano: “La strada è lunga, la crescita interiore è tortuosa. Faccio il facchino tutti i giorni dalle 5 del mattino nel gelo del nord Italia, ma la città è abbandonata e fino a quando si deciderà di spacciare droga tra i vicoli nessuno mai si salverà“. Poi il suo pensiero su una soluzione, un modo per poter salvare Napoli partendo dalle basi, dai bambini perché:”A Forcella spacciano padri e madri. Trasmettono questi valori ai loro figli che non possono far altro che crescere delinquenti, nell’odio e nella paura. Quando ci sono questi presupposti bisogna togliere i figli alle famiglie. Solo così possono salvarsi. I bambini nascono puri, anche i ragazzini lo sono, poi vengono infettati dalle abitudini sbagliate dei loro genitori. I figli dei camorristi quasi sempre diventano camorristi Le istituzioni non si devono limitare agli arresti, ma devono creare opportunità: scuole, biblioteche, circoli ricreativi, cinema, bar“.