Subito dopo l’evasione del boss Felice D’Ausilio avevano iniziato nuovamente a taglieggiare i commercianti di Bagnoli e, soprattutto, Cavalleggeri a Napoli, imponendo il pagamento del pizzo in base al numero di slot machine installate nei vari esercizi commerciali.

“Qua ora comandiamo noi, ci dovete dare una quota per ogni slot”. Si vantavano così tre fedeli sodali di Feliciello, 36 anni, figlio del boss Mimì D’Ausilio, l’ergastolano evaso nel maggio del 2016 dal carcere di Tempio Pausania, in provincia di Sassari (Sardegna), grazie a un permesso premio e arrestato il 19 dicembre a Marano. Volevano tornare a controllare la zona occidentale di Napoli in virtù anche dell’arresto dello scissionista Alessandro Giannelli, 39 anni, avvenuto il 9 febbraio del 2016 mentre tentava di lasciare la Campania e rifugiarsi a Pesaro.
La camorra a Bagnoli e Fuorigrotta: omicidi, stese e racket nella “terra di nessuno”
Il racket è stato bloccato dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli che hanno dato esecuzione a un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea nei confronti dei tre, tutti ritenuti appartenenti al clan e responsabili di estorsione in concorso aggravata da finalità mafiose. Si tratta di Gianluca Noto, 39 anni, Aniello Mosella, 23 anni, entrambi di Napoli e già noti alle forze dell’ordine, e Romualdo Diomede, 46enne di Qualiano, incensurato. Il gip ha convalidato il provvedimento precautelare e ha disposto la loro detenzione nel centro penitenziario di Secondigliano.