Per assicurare e favorire la carriera universitaria del figlio, ha alterato il bando di gara indetto dalla società “Tangenziale Napoli Spa” inserendo illecitamente una ditta di Casapesenna (Caserta), in odore di camorra, che si è poi aggiudicata l’appalto.
E’ finito nei guai un ex manager della società Tangenziale di Napoli, addetto alla gestione dei contratti dell’Unità Affari Societari e Legali, insieme ad altre cinque persone destinatarie mercoledì mattina di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, al termine di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ed eseguita dai carabinieri per la Tutela dell’Ambiente (NOE) e del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), coadiuvati dai militari di Napoli e Caserta.
Nel mirino degli investigatori è finita la ditta CO.GE.PI. srl riconducibile alla famiglia Piccolo, già coinvolta nell’inchiesta sulla CPL Concordia in relazione ai lavori di metanizzazione del bacino Campania 30 che ha portato, lo scorso 3 luglio 2015, all’arresto di sei persone tra cui l’imprenditore Antonio Piccolo.
La COGEPI è finita nuovamente sotto inchiesta in seguito a una denuncia che segnalava elementi di irregolarità nelle gare di appalto, dal valore di oltre un milione e 600mila euro, per la manutenzione delle gallerie Capodimonte e Solfatara e della pavimentazione stradale della tangenziale di Napoli.
In quest’ottica il ruolo giocato dall’ex manager di Tangenziale Napoli, Francesco Caprio, è stato decisivo. Quest’ultimo infatti avrebbe inserito illecitamente la COGEPI nell’elenco delle 30 imprese prese in considerazione dalla società per l’affidamento dei lavori pur non avendone i requisiti. L’elenco infatti comprendeva ditte nate prima del 2011 mentre la COGEPI è stata costituita nel 2013.
Caprio per favorire la carriera universitaria del figlio, attraverso le conoscenze dei Piccolo, ha alterato la gara aprendo, così come riscontrato successivamente dagli accertamenti tecnici condotti dai carabinieri del RIS di Roma, le buste delle offerte prodotte dalle ditte partecipanti alle due gare.
GLI INDAGATI – Nel condizionare le gare, Caprio si è avvalso della collaborazione di una addetta alla segreteria dell’ufficio che gestiva. Raggiunto da una misura cautelare in carcere, per turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, l’imprenditore Antonio Piccolo, già detenuto in quanto legato da vincoli di cointeressenza a Michele Zagaria, come emerso nell’indagine sulla CPL Concordia.
Ai domiciliari sono finiti i figi di Piccolo, Michele e Iolanda, per intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. I due erano proprietari della COGEPI cui sono state sequestrate le quote sociali e i beni strumentali. Ai domiciliari anche Francesco Caprio e la sua segretaria, all’epoca dei fatti, Paola Ciccarino, indagati per turbata libertà degli incanti.