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Quartieri Spagnoli, degrado e abbandono nello spazio lasciato da un palazzo crollato 30 anni fa

Un progetto di bonifica dei resti di uno dei palazzi gravemente danneggiati dal terremoto del 1980, crollato poi definitivamente nel 1994, sarebbe dovuto partire in questi giorni. Ci troviamo ai Quartieri Spagnoli, più precisamente nell’area tra vico lungo Montecalvario, vicoletto della Tofa e vico Canale, proprio nel cuore di quella rete di stradine che collegano San Ferdinando Montecalvario.

L’inziativa era stata annunciata in pompa magna, con tanto di video e notizie apparse sui principali giornali locali e nazionale. Un campetto di pallone sarebbe dovuto sorgere sulle macerie per permettere ai ragazzi dei quartieri di godere di uno spazio di svago e allontanarli dalla strada. Ma recandoci sul posto lo scenario che ci siamo trovati di fronte è tutt’altro che di rinascita: davanti a questo spazio i residenti stanno innalzando un vero e proprio muro. Una costruzione pensata per difendersi dal degrado e abbandono di questo spazio.

L’area, lasciata vuota dopo il crollo del palazzo, è rimasta abbandonata a se stessa per oltre 30 anni. Dal 1980 ad oggi era diventata una zona di svago per gli “scugnizzi” del quartiere che spesso, scavalcando, hanno rischiato infortuni più o meno seri. Negli anni, poi, è diventata un luogo dove si appartano le coppiette ma anche tossici e clochard. Insomma un luogo di degrado dove, tra topi e rifiuti, vengono testate e nascoste anche le armi dei clan, come dimostrano le foto dei fori di proiettile.

Oggi i residenti del quartiere manifestano la propria rabbia e delusione per i tanti progetti decantati dalle amministrazioni comunali ma poi mai realizzati. Il motivo è semplice: l’area è privata, essendo stata in passato un condominio, quindi non possono essere realizzati interventi pubblici. E allora come è possibile, come testimonia la foto, che il Comune di Napoli abbia avallato i lavori di costruzione di un nuovo edificio residenziale? Forse si immaginava un esproprio che però poi non è avvenuto.

Qua se non ci difendiamo noi. Se non ci attiviamo noi cittadini, siamo finiti, siamo morti“, queste le frasi del signor R. che gentilmente ci ha raccontato la storia di questo posto. “Non è vero niente, non si può fare nulla, questa è una proprietà privata. Ma secondo voi davvero fanno un campetto ai Quartieri Spagnoli?“. Così ci ha spiegato anche il perché dell’innalzamento del muro: “Qua muriamo tutto, così evitiamo che i ragazzini possano entrare e farsi male, o che la gente continui a buttarci dentro la monnezza. E poi non verranno più i tossici, i clochard e chi fa sesso. Ma i bambini del quartiere possono mai vivere così?“. Ma secondo R. la colpa non è solo delle istituzioni: “Te lo dico io che ho avuto determinate esperienze e che ho capito che nella vita si può cambiare. Qua vige l’ignoranza e la violenza. Il sociale non esiste. I bambini iniziano a sparare a 12-13 anni per gioco e le famiglie li educano così. Il lavoro da fare nel quartiere è enorme e non può basarsi solo sull’idea di fare un campetto di calcio. Ma poi se anche lo facessero arriverebbe gente da tutto il quartiere e distruggerebbero tutto anche le porte con le reti“.

Mentre intervistiamo R. interviene anche un altro signore che vive in zona: “Abbiamo denunciato in continuazione alla polizia municipale, alle istituzioni e ai giornali. Ma niente, non è mai cambiato nulla e questi progetti stanziati in passato sembrano svaniti“. Poi il degrado della zona: “Qua la raccolta differenziata non c’è e la spazzatura si accumula per strada. Addirittura molti la buttano qua dentro dai balconi, una cosa indecente e incivile.

Conclude R. “Io vorrei fare qualcosa per questi ragazzi perché hanno i paraocchi, per loro tutto questo è normale. Ma io vedo nei loro sguardi la possibilità di cambiare. Qua se sei una persona per bene ti scamazzano, ti mangiano vivo. Devi fare come loro per stare tranquillo“.