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Angela Celentano, spuntano nuove testimonianze: “La vidi su un autobus a Roma”

Il mistero di Angela Celentano, la bambina scomparsa il 10 agosto del 1996 mentre si trovava con i propri genitori sul monte Faito, in provincia di Napoli, continua ad essere il caso più controverso della cronaca italiana. Le ultime piste avevano condotto in Messico e anche il ministro Orlando si era attivato per la collaborazione con il paese, ma oggi spuntano nuove testimonianze.

Una donna romana, tra i 30 e i 40 anni, già all’epoca dopo aver visto le foto raccontò alla polizia: “Era lei la piccola scomparsa di cui parlavano tutti. Quell’uomo la chiamava Angelita! Voleva che la seguisse e la portò via quindi avevo ragione….“. Questa segnalazione assume un aspetto totalmente inedito alla luce della uova pista messicana, i dettagli del racconto sono infatti pertinenti alla ultime scoperte degli inquirenti: “Ero sull’autobus che ancora porta dalla Casilina alla Tuscolana, il 558, e d’un tratto li vidi. Lui, un giovane straniero, trasandato, un po’ scuro di pelle, alto circa 1 metro e 75, era in piedi tenendosi al corrimano, mentre la bambina, abito traforato e sandaletti bianchi, capelli scuri sulle spalle, era seduta, imbronciata. Scesero sul viale che costeggia l’aeroporto di Centocelle, dove c’era il campo zingari. Osservai la scena per bene. La porta si stava aprendo e lei non voleva seguirlo. L’uomo insisteva strillandole ‘Angelita, vamos!’, fino a che la prese per una mano strattonandola e se la portò via“.

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Il giorno dopo aver visto la piccola sull’autobus la donna ha raccontato di aver dichiarato alla polizia: “La somiglianza era forte e mi colpì la diversa estrazione, non potevano essere padre e figlia. Due poliziotti del commissariato di Centocelle la mattina dopo vennero a trovarmi nell’istituto di formazione dove frequentavo un corso di informatica, in via Alessandro Della Seta, per mostrarmi la foto. L’immagine era scura, su un foglio bianco, tipo fax, ma la riconobbi. Ribadii più volte che l’uomo parlava spagnolo: avevo fatto il linguistico e gli accenti li riconoscevo bene“.