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In coma da due mesi, l’appello della famiglia del 15enne: “Aiutateci, non può morire così”

“Parcheggiato come un pacco all’ospedale da due mesi e nessuno fa niente“. E’ il calvario che sta vivendo la famiglia di un 15enne napoletano, vittima la sera del 28 gennaio scorso di un incidente stradale, mentre era a bordo del suo scooter, in via Epomeo, nel quartiere Soccavo.

Da allora sono due mesi che il giovane è in coma all’ospedale San Paolo di via Terracina a Fuorigrotta. Dopo aver battuto la testa, il 15enne non si è più ripreso. Ha riportato un’emorragia cerebrale e le sue condizioni sono disperate. La famiglia però non si arrende e chiede maggiore “professionalità e dignità”.

“Quando è arrivato al pronto soccorso – racconta a VocediNapoli.it il cugino Ciro – i medici hanno detto che non potevano operarlo: bisognava aspettare che l’emorragia si assorbisse. Poi nei giorni successivi la situazione è degenerata: mio cugino non si è più ripreso e si trova in queste condizioni da due mesi”. Nonostante il comprensibile sconforto, la famiglia del 15enne non si arrende e lancia un appello: “Chiediamo aiuto, il ragazzo non può morire così. Qualche struttura che può assisterlo adeguatamente non può non esistere. Dateci una mano“.

“I medici del San Paolo ci hanno consigliato di trasferirlo in una struttura attrezzata a Telese. Martedì – continua Ciro – mio cugino è stato portato lì ma lo hanno subito rispedito indietro perché non c’erano i macchinari adeguati per assisterlo. Mancava il respiratore adatto a lui in pratica, quello che c’era era troppo piccolo. Una situazione davvero paradossale”.

A tutto questo, si aggiunge anche il fatto che “i genitori sono da due mesi costantemente presenti in ospedale perché hanno paura che il figlio possa morire quando loro tornano a casa a fare una doccia o a riposarsi. Per questo mio zio non sta neanche lavorando, lo sta aiutando la famiglia”.

“In pratica mio cugino da due mesi è parcheggiato all’ospedale San Paolo come un pacco postale. Nessuno fa niente, non ci sono attrezzature né strutture pronte ad accoglierlo. Nessuno ci aiuta. Nessuno ci consiglia qualche struttura che possa aiutarlo. Se deve morire, almeno lo fa degnamente e non così”. Per chiunque si mostri interessato ad aiutare la famiglia del ragazzo di 15 anni, Ciro ci ha lasciato questo recapito telefonico: 366 2676113.