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Rosi Bindi dimentica l’agguato costato la vita a Ciro Esposito

Si vede che Rosi Bindi deve avere un problema inconscio con i napoletani. O meglio una disputa di cui solo la presidente della Commissione antimafia è a conoscenza. Non siamo di fronte alla solita lamentela vittimistica che i meridionali piagnoni utilizzano per schierarsi contro lo Stato o il Nord. In questo caso si tratta semplicemente di fatti. Dopo aver dichiarato che la “camorra è un elemento costitutivo di Napoli” (con successivo chiarimento in cui ha affermato che il suo non era un attacco ai napoletani) e in seguito allo scontro istituzionale con il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca per averlo definito un “impresentabile” a ridosso delle ultime elezioni regionali, la Bindi ne ha combinata un’altra delle sue.

Infatti, la presidente della Commissione parlamentare antimafia, mentre era impegnata in un intervento durante l’audizione che avrebbe dovuto chiarire la questione sui presunti rapporti tra la Juventus e la ‘ndrangheta, ha avuto il tempo di rivolgere un suo pensiero ai tifosi del Napoli. La Bindi introduce una sua domanda all’avvocato della società bianconera Luigi Chiappero utilizzando queste testuali parole: “Mi sono ritrovata una volta ad una partita che è iniziata molto più tardi perché le tifoserie del Napoli hanno creato qualche problema e devo dire che ho avuto molta paura” (dal minuto 26:22 al minuto 26:42, giusto 20 secondi!).

Per quanto sia stato giusto denunciare il comportamento di un folto gruppo di ultras che ha impedito il normale svolgimento di un incontro ufficiale di calcio, nello specifico della finale di Coppa Italia giocata a maggio del 2013 tra Napoli e Fiorentina allo Stadio Olimpico di Roma, la Bindi e le istituzioni presenti allo stadio forse hanno dimenticato un piccolo dettaglio, ovvero l’episodio che ha scatenato tutta quella catena di di gesti e reazioni furiose di alcuni di quei tifosi azzurri: l’agguato nei confronti di Ciro Esposito.

Rosi Bindi durante l'audizione all'antimafia sulla Juventus: "A Roma, per la finale di Coppa Italia ho avuto paura per colpa dei tifosi del Napoli"

Forse la Bindi ha dimenticato che c’è un processo in corso, in cui è già stata emessa una sentenza di primo grado contro l’autore dell’omicidio: l’ex ultras della Roma Daniele De Santis (detto Gastone) è stato condannato a 26 anni di carcere dalla terza Corte d’Assise di Roma. Forse la presidente della commissione antimafia dimentica che durante il processo è stato provato che la morte di Ciro Esposito è avvenuta a causa di un’imboscata creata ad hoc da alcuni ultras giallorossi. Forse la Bindi ha dimenticato che nel giorno in cui è iniziato il processo d’appello, per le strade della capitale e sul web, ha ripreso a circolare un adesivo che recita le seguenti parole: “Tutti in giro tranne Ciro. Sarebbe corretto ricordare alla parlamentare del Pd, nel caso in cui l’avesse dimenticato, che in questo caso, trovandoci di fronte una condanna (anche se di primo grado), si potrebbe parlare di impresentabili, così come sono impresentabili i comportamenti della tifoseria della Roma.

Noi napoletani, partenopei e tifosi azzurri vogliamo un gran bene alla Bindi che sicuramente fa del suo meglio nel ruolo che ricopre. E siamo certi che le sue esternazioni sono frutto di superficialità e leggerezza. Passi rilasciare una dichiarazione che avrebbe potuto alterare l’esito di una elezione, passi affermare che la camorra è un fenomeno fondante della società napoletana, ma almeno in una situazione in cui è morto un ragazzo, avremmo preteso maggiore attenzione e sensibilità. Ci auguriamo solo che la presidente della commissione antimafia possa tornare, un giorno, allo stadio senza avere più la paura che ha vissuto durante quella maledetta giornata a maggio del 2013. Paura che hanno avuto tantissimi tifosi napoletani (e viola) che con quella vicenda non hanno avuto nulla a che fare. Credo che se la Bindi e molti politici riuscissero ad agire con maggiore responsabilità, facendo di più e parlando di meno, si potrebbe fare in modo che fatti come quelli successi a Roma non accadano mai più e che una partita di calcio, resti quello che è: un evento sportivo di festa e non un’occasione di guerriglia.