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Bufera al Pascale, lucravano sui farmaci anti-tumorali: primario e dirigente Asl ai domiciliari

Lucravano sui farmaci destinati ai malati terminali, mostrando “spregevole disprezzo per i pazienti sottoposti a terapia”.

A sinistra il primario Francesco Izzo, a destra il dirigente dell’Asl Napoli 1 Elia Abbondante

 

E’ quanto emerge dall’indagine che ha portato questa mattina i militari del Nucleo di Polizia Tributaria e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Napoli a eseguire una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di sei persone ai quali sono contestati i reati di corruzione e di turbativa d’asta commessi dal 2012 sino al dicembre 2015.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e condotta dai magistrati Henry John Woodcock e Celeste Carrano, hanno consentito di accertare che il dottor Francesco Izzo, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Oncologica Addominale ad indirizzo Epatobiliare dell’Istituto Tumori di Napoli, Fondazione Pascale, abusando della funzione pubblica che ricopriva, ha garantito in modo sistematico alle aziende gestite dalla moglie Giulia Di Capua, l’aggiudicazione di una serie di forniture di prodotti medicali per l’istituto Pascale, richiedendone l’acquisto mediante procedura negoziale diretta, senza ricorrere ad alcuna gara di appalto.

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Tutto questo dichiarando falsamente che i dispositivi medicali necessari per la cura dei tumori al fegato erano urgenti, “infungibili” e di esclusiva produzione di alcune aziende, tra le quali la HS e la LED, i cui prodotti erano forniti dalle società GLMED srl e GDC (che sta per Giulia Di Capua) MEDICALI srl, gestite appunto dalla moglie di Izzo. Quest’ultima nella Glmed deteneva il 90% della quote, con l’altro 10 nelle mani di Sergio Mariani, anch’egli coinvolto nelle indagini e finito ai domiciliari. Nella successiva Gdc, Mariani deteneva la quasi totalità delle quote.

Il sistema ben collaudato è stato reso possibile grazie al tacito assenso degli uffici amministrativi dell’Istituto Pascale deputati ad effettuare i controlli e, soprattutto, grazie al contributo proprio di Elia Abbondante, all’epoca dei fatti Responsabile Unico del procedimento di alcune delle procedure in questione.

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Abbondante, nominato nel luglio del 2016 dirigente dell’Asl Napoli 1 dal governatore Vincenzo De Luca, era a sua volta cointeressato in affari con i coniugi Izzo-Di Capua nella società GECO sr1, per un verso ha omesso di astenersi in presenza di un interesse proprio e, per altro verso, ha omesso di far rilevare i profili di incompatibilità in capo al dottor Izzo per effetto della sostanziale riconducibilità a quest’ultimo delle società GIMED srl e GDC MEDICALI srl che, amministrate formalmente da Mariani Sergio, erano di fatto riconducibili a Giulia Di Capua. Per tale ragione al dottor Abbondante è stato contestato il concorso nei reati di turbativa d’asta e di corruzione ascritti ad Izzo, Di Capua e Mariani, non avendo impedito l’evento.

Secondo la ricostruzione operata dai magistrati napoletani, e condivisa dal giudice per le indagini preliminari, Abbondante avrebbe omesso deliberatamente di “bloccare” le procedure amministrative attivate da Izzo per l’acquisto di beni presso le società gestite dal primario e dalla moglie, nonostante la palese illegittimità delle procedure di acquisto, in presenza di un evidente conflitto di interessi e della pretestuosità delle attestazioni di urgenza, infungibilità ed esclusività delle forniture avanzate dal primario, riguardanti, tra l’altro, prodotti già in possesso della struttura sanitaria.

Le indagini, che si sono giovate anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di accertare come l’illecito “schema negoziale” adottato dal primario del Pascale e dalla moglie Di Capua Giulia abbia permesso, da un lato, ai coniugi Izzo-Di Capua di conseguire margini di profitto altissimi e, dall’altro di aumentare in maniera esponenziale ii fatturato delle aziende produttrici dei prodotti oggetto delle forniture illegittime, alle quali è stata garantita l’aggiudicazione delle commesse a danno delle altre ditte operanti nel medesimo settore, con margini di profitto illecito di centinaia di migliaia di euro.

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Il valore complessivo delle commesse in tal modo aggiudicate, a partire dal 2012, ammonta a quasi 2 milioni di euro. Contestualmente all’ordinanza cautelare è stato disposto dal gip di Napoli, su richiesta della Procura, ii sequestro preventivo per equivalente, sino all’ammontare della somma su indicata, dei conti correnti, dei beni immobili e dei beni mobili registrati di Izzo Francesco e Di Capua Giulia nonché delle società GIMED e GDC Medicali, cui sta dando esecuzione la Guardia di Finanza.

La vicenda – sottolineano dalla Procura – ha palesato, da parte degli indagati, spregio delle regole non solo della buona amministrazione della cosa pubblica ma anche del basilare vivere civile nonché l’assoluto disprezzo per i malati sottoposti a terapia, in quanto le condotte illecite sono state poste in essere in uno dei settori più delicati della sanità, quello degli ammalati affetti da patologie oncologiche.

Le indagini hanno consentito di accertare ulteriori condotte corruttive realizzate dal primario Izzo, in concorso con Marco Argenziano, informatore scientifico dell’industria farmaceutica Bayer, finalizzate a raddoppiare del tutto ingiustificatamente e in totale dispregio dell’interesse primario della salute pubblica, le prescrizioni e gli ordini del farmaco oncologico denominato Nexavar (principio attivo: Serafenib), prodotto e commercializzato dalla citata Bayer. In particolare, secondo le risultanze investigative recepite nell’ordinanza cautelare, a fronte della promessa e della successiva dazione della somma di 10mila euro da parte dell’informatore Argenziano, per l’anno 2015 Izzo avrebbe raddoppiato le prescrizioni e gli ordini del predetto farmaco rispetto all’anno precedente, a fini di interessi esclusivamente personali dello stesso primario e del suddetto informatore scientifico.