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Gare truccate dalla camorra, la procura della Figc chiede 6 anni di squalifica per Armando Izzo

E’ accusato di aver combinato due gare di serie B, insieme ad altri calciatori, per conto del clan della Vanella Grassi, i cosiddetti ‘Girati’, attivo nei quartieri a nord del capoluogo campano, in primis a Secondigliano e Scampia.

La procura della Federcalcio ha chiesto sei anni di squalifica per Armando Izzo, 25enne difensore napoletano del Genoa. Per il giocatore originario di Scampia, il procuratore della Figc ha chiesto anche 20mila euro di ammenda. Sette punti di penalizzazione, invece, e 145 mila euro di ammenda per l’Avellino. Stessa sanzione richiesta per l’ex calciatore dell’Avellino, Franco Millesi e per Luca Pini, ex giocatore delle giovanili dell’Avellino, inserito nell’ambiente grazie anche a una gioielleria di famiglia attraverso la quale vende orologi di lusso a giocatori e addetti ai lavori. Le due gare finite nel mirino degli investigatori sono Modena-Avellino del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina del 25 aprile 2014.

Coinvolti nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che lo scorso 23 maggio portò i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli a eseguire a un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 10 persone (7 in carcere, 3 ai domiciliari), anche il difensore del Cagliari, Fabio Piscane (originario dei Quartieri Spagnoli) e due ex calciatori dell’Avellino: Mariano Arini e Raffaele Biancolino. Per tutti e tre la procura della Figc ha chiesto sei mesi di squalifica e 30mila euro di ammenda “per aver violato il dovere di informare la procura federale”. Per l’ex presidente e ora amministratore unico dell’Us Avellino, Walter Taccone, la sanzione richiesta è di 9 mesi di inibizione più 45 mila euro di ammenda.

L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI
Decisive ai fini dell’indagine le dichiarazioni di Antonio Accurso, considerato uno dei reggenti del clan, arrestato nel maggio del 2014 e poi diventato collaborare con la giustizia. Le sue parole hanno portato alla luce l’interesse della Vanella Grassi nel settore del calcioscommesse, in cui reinvestire proventi illecitamente accumulati con il traffico di stupefacenti e le estorsioni. Portata alla luce anche la capacità di influenzare alcune partite del campionato di serie B della stagione 2013-2014, in particolare di partite giocate in Campania nel maggio 2014: attraverso un “contatto” (secondo la DDA proprio Armando Izzo perché considerato il nipote acquisito di Salvatore Petriccione, considerato dagli investigatori il fondatore della Vanella Grassi) il capo clan e suoi sodali hanno attratto nell’orbita criminale altri soggetti; questi hanno messo a disposizione ingenti somme di denaro per corrompere giocatori dell’Avellino e influenzare le due gare.

LE GARE
La prima è Modena-Avellino del 17 marzo 2014, terminata con la vittoria degli emiliani per 1-0; la seconda è Avellino-Reggina del 24 maggio dello stesso anno, terminata con la vittoria degli irpini per 3-0. Prima di queste due gare sarebbe fallito un precedente tentativo di influenzare il risultato di Avellino-Trapani (13 maggio, 3-3 il risultato finale) mentre la successiva combine di Padova-Avellino, in programma il 30 maggio (ultima giornata di campionato) è saltata grazie all’intervento dei carabinieri che arrestarono Antonio Accurso e altri affiliati per il loro coinvolgimento nel duplice efferato omicidio dei fratelli Matuozzo, uccisi il 29 agosto del 2013. Blitz scattato proprio mentre Accurso e i suoi sodali festeggiavano per la larga vittoria (3-0) dell’Avellino contro la Reggina.

LA DIFESA DI IZZO
In un’intervista rilasciata al Corriere dello sport, Armando Izzo ha riferito di non aver rapporti con la criminalità organizzata di Napoli. “Non ho rapporti con lui (Salvatore Petriccione, ndr) da quando ero ragazzino. C’è di più. Secondo questo boss sarebbero venuti a Trieste per farmi alterare una gara, ma siccome contavo zero allora è saltato tutto. Ho chiesto al mio avvocato: non c’è nessuna traccia del presunto viaggio. Solo parole. Ma questa dichiarazione è un autogol. Perché io a gennaio 2012 passo all’Avellino. Sarei uno del clan, giusto? E invece nessuno mi cerca. Vengono a Trieste, ma quando sono a un tiro di schioppo da Napoli, niente. E mica per qualche mese: passano oltre due anni prima di arrivare ai due presunti illeciti”.

Sulle due gare truccate  “le sembra credibile che un boss punti 400 mila euro per vincerne 45 mila? E Millesi accetta di restituire i 400 mila se le cose vanno male? Una scommessa sul Modena che doveva fare un gol con qualunque risultato. E quella gara io non l’ho giocata. Mi ero fatto male in settimana e durante il riscaldamento era tornato il dolore. Finisco in panchina. Ora mi segua: il boss vede la gara da un centro scommesse, si è fatto prestare il telefono da Pini. Primo tempo 0­0. Preoccupato manda messaggi a Millesi per risolvere il problema. Millesi, in panchina come me, incrocia Peccarisi che ritorna dagli spogliatoi e lo convince per 15 mila euro a far segnare il Modena. Le immagini Sky testimoniano tutto questo”.

 Izzo sarà a Roma a seguire il processo. “C’è in ballo la mia vita e quella della mia famiglia. Ho due bimbe piccole. Il c.t. Ventura mi ha preso da parte durante l’ultimo stage: “Armando se non stai sereno poi si vede in campo. Per noi sei importante: siamo convinti che ne uscirai pulito”. Sono state belle quelle parole, ma starò sereno quando i giudici diranno che non ho fatto nulla”.