Ogni volta che può torna nella sua Napoli. Questa volta però ha deciso di imprimersi per sempre l’immagine della sua città. Un tatuaggio che senza esitazioni ha già mostrato ai suoi fan.
Stiamo parlando di Armando Izzo, 24 anni, difensore del Genoa. Nato all’ombra delle Vele di Scampia, ha deciso di tatuarsi sulla coscia l’immagine delle celebri case popolari dove ha trascorso la sua infanzia a tirare calci ad un pallone.
“Mentre lo sognavo… poi è capitato davvero! Scampia, le mie vele, la terra che amo… Tatuata sulla pelle e nel cuore…”, ha scritto su Instagram.
Izzo alla fine dello scorso mese di maggio finì in un’inchiesta sul calcioscommesse che ha visto protagonista il clan della Vanella Grassi di Scampia. Inchiesta che ha portato all’arresto di 10 persone (sette in carcere e tre ai domiciliari, Izzo invece non ha ricevuto nessuna misura cautelare) ritenute responsabili a vario titolo di aver partecipato all’associazione di tipo mafioso della “Vanella Grassi”, operante nei quartieri a nord di Napoli e accusate di traffico di stupefacenti e di aver alterato il risultato di partite di calcio professionistico a favore della stessa organizzazione.
Le indagini, condotte dal pm Maurizio De Falco, e coordinate da Filippo Beatrice, procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale antimafia, hanno coinvolto Armando Izzo, giocatore napoletano del Genoa e nel giro della Nazionale. Quest’ultimo, 24 anni, è il nipote di Salvatore Petriccione, considerato dagli investigatori il fondatore del clan di via Vanella Grassi, detenuto dal 2008.
Alcuni pentiti hanno poi raccontato che il difensore napoletano dai piccolo era “affascinato” dal mondo della camorra, tanto da chiedere di entrare a farvi parte quando aveva 15 anni. Il quell’occasione – raccontano alcuni vecchi affiliati del clan, oggi pentiti – fu decisivo l’intervento dello zio direttamente dal carcere che “suggerì” al nipote di continuare a giocare a calcio perché aveva talento.